Alfano dà l’ok a Micari. Che ora spera anche nel sì di Pisapia
Si erano visti in gran segreto a fine agosto in un resort immerso tra gli ulivi a Selinute, Angelino Alfano e Leoluca Orlando. Avevano sancito il ‘patto’ che Renzi aveva […]
Si erano visti in gran segreto a fine agosto in un resort immerso tra gli ulivi a Selinute, Angelino Alfano e Leoluca Orlando. Avevano sancito il ‘patto’ che Renzi aveva […]
Si erano visti in gran segreto a fine agosto in un resort immerso tra gli ulivi a Selinute, Angelino Alfano e Leoluca Orlando. Avevano sancito il ‘patto’ che Renzi aveva auspicato qualche mese prima mandando in avanscoperta Lorenzo Guerini e Graziano Delrio a trattare col sindaco per lanciare il «modello Palermo» alle regioni del 5 novembre. Persi per strada Mdp e Si che si sono sentiti traditi da Orlando, il «patto di Selinunte» è stato suggellato ieri sera a villa Igea, a Palermo, in un incontro svelato solo a cose fatte. Nella terrazza dell’hotel in riva al mare, Alfano ha ufficializzato il suo appoggio a Fabrizio Micari, con lui lo «stratega» Orlando e Dore Misuraca, l’uomo di Ap che ha tenuto i rapporti col sindaco.
«Con la conferma dell’appoggio di Ap il campo ora è abbastanza largo: il partito di Alfano si aggiunge a Pd, Megafono, lista dei territori di Leoluca Orlando e Sicilia Futura», gongola il rettore. Che auspica di incassare anche l’ok di Pisapia e ancora non dispera di recuperare i bersaniani. «Se si parla di programmi e si guarda a cosa c’è dall’altra parte penso che ci possano essere ancora margini per un’alleanza con la sinistra», sostiene Micari che domani farà la sua prima uscita pubblica, come candidato del centrosinistra, a fianco di Renzi, in tour per due giorni in Sicilia.
A preannunciare l’ok di Ap era stato in mattinata il sottosegretario e coordinatore del partito di Alfano in Sicilia, Giuseppe Castiglione. Che ha tentato di ridimensionare il rischio di fuga: «Il partito non solo non lascia ma raddoppia perché ci sono tanti dirigenti, militanti e semplici cittadini che si considerano lontani anni luce da Salvini e Meloni». Il primo a lasciare Ap è Pietro Alongi, deputato regionale in carica vicino da sempre a Renato Schifani, che passa con l’Udc di Cesa. Si guarda ora a un altro «big» dato in fuga: Ciccio Cascio, che con Castiglione si divide il coordinamento del partito nell’isola.
Intanto a scuotere i partiti è un sondaggio di Demopolis che dà Giancarlo Cancelleri dei 5stelle al 35%, Nello Musumeci al 34% e Micari al 22%. Per il sottosegretario Davide Faraone «il sondaggio dovrebbe far riflettere le persone responsabili della sinistra, perché conferma che la frammentazione rischia di consegnare la Regione alla destra o ai cinquestelle». Ma Claudio Fava, che domani sarà a Messina con Massimo D’Alema per una iniziativa di Mdp, va per la sua strada. «Se da quella parte fossero disposti a ricostruire un perimetro concreto e omogeneo di centro-sinistra, cioè fuori Alfano e in discontinuità rispetto a Crocetta, ho detto che sarei anche disposto a primarie con Micari», insiste il candidato della sinistra.
Parole che non sono piaciute però al Prc-Se. «Fava chiarisca che la lista che si sta costruendo è alternativa alle destre, al M5S e al Pd indipendentemente da Alfano», reagiscono Mimmo Cosentino, segretario regionale Prc-Se, e Raffaele Tecce, responsabile nazionale enti locali del partito.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento