Seggi aperti domani in Friuli Venezia Giulia per le elezioni regionali: poco più di un milione di elettori, cinque collegi elettorali con quattro candidati alla carica di Presidente e 536 nomi nelle tredici liste presentate. Voto disgiunto ammesso ma è possibile indicare una sola preferenza perché il centro destra, che governa da cinque anni, ha ripetutamente bocciato le proposte per la doppia preferenza di genere ( e le donne sono 6 su 49 consiglieri). Seggi aperti anche lunedì fino alle 15.00 e… chi prende più voti, vince.

Una campagna elettorale partita sottotono, con tanti gazebo nelle vie principali, incontri e dibattiti il più delle volte con più relatori che pubblico. Un numero impressionante di volantini dovunque con la faccia del presidente uscente, il leghista Massimiliano Fedriga che si ripresenta per un secondo mandato. Tutti gli assessori mobilitati, in visita qui e là con le scuse più improbabili e con loro tutti i ministri in carica, uno dopo l’altro. E ieri a Udine il comizio finale con Salvini e Tajani e Giorgia Meloni in videocollegamento da Roma. Dal palazzo della Regione un bel profluvio di stanziamenti ad hoc, quasi piovesse.

Massimo Moretuzzo

Negli ultimi due giorni compare più gente in piazza, ci sono i politici nazionali di peso. Un eccitatissimo Matteo Salvini che fa la spola per giorni tra Trieste e Udine e giura e spergiura che Fedriga prenderà il doppio dei voti degli altri mentre è vistoso l’attivismo di onnipresenti Fratelli d’Italia che sono, e vogliono restare, il primo partito della Regione. Salvini in teatro a Udine con tanta gente e i “governatori” amici Luca Zaia e Attilio Fontana mentre Fedriga continua a vestire i panni del bravo ragazzo che finge di non accorgersi di avere al fianco un vociare spesso scomposto se non proprio becero.

E fosse solo il vociare: una sanità che implode avendo desertificato i territori e annichilito le prestazioni (1.300 operatori sanitari si sono licenziati dal servizio pubblico negli ultimi due anni); lavori esternalizzati pagati una miseria; servizi sempre più scarsi e lontani dalla gente; telecamere anche nei boschi nonostante tutti sappiano che non servono a nulla se non a ostentare cattiveria verso quei migranti che poi si respingono facendo finta che non sia una prassi illegale. Un territorio con i fiumi asciutti ma si moltiplica il cemento e si costruiscono perfino impianti di risalita perché si possa sciare dove la neve non è nemmeno immaginabile o si violenta un luogo sacro come è il monte Lussari solo perché sia comodo l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia. Ma Fedriga è tranquillo, i sondaggi, un paio di mesi fa, lo davano al 70%.

Eppure si sentono buone vibrazioni in piazza, a Trieste, giovedì pomeriggio per la manifestazione di chiusura delle liste che supportano il candidato anti-Fedriga e che hanno saputo realizzare qui quel «campo largo» che in molti aspettavano: con il candidato presidente Massimo Moretuzzo liste civiche e partiti per un centro-sinistra unito, dal Pd ai 5Stelle (ma i due leader Elly Schlein e Giuseppe Conte non si sono incontrati: l’ex premier è tornato a Trieste ieri) ai combattivi giovani di Adessodavano Trieste alla rappresentanza della comunità slovena. Sul palco Moretuzzo con Schlein e la coppia trova una sintonia particolare: saranno il sorriso di Moretuzzo e la sua determinazione e la capacità di Schlein di creare empatia ma è come se anche tra il pubblico scorresse energia.

È un’altra piazza, questa, così diversa, perfino strana pensando ai riti scontati delle campagne elettorali. Si parla – e se ne parla davvero – di inclusione, di solidarietà, di pari opportunità, di uguaglianza, di giovani, anziani, malati, di scuola e sanità pubbliche e gratuite e anche di amore, per e tra le persone, per il territorio, per la comunità che lo abita e può averne cura. Tante piante che forse ancora devono crescere ma i semi sembrano piantati. Aspettiamo lunedì.