Il ministero della Salute ha ufficialmente raccomandato la somministrazione di un nuovo richiamo vaccinale anti-Covid-19 in tutta la popolazione con più di sessant’anni, tranne quella contagiata dopo il primo richiamo. Finora, la quarta dose era raccomandata solo per gli ultraottantenni, più gli over 60 fragili a causa di altre patologie. Con questa decisione, alla platea dei destinatari della quarta dose si aggiungono circa dodici milioni di persone.

LA DECISIONE ITALIANA è arrivata dopo la decisione congiunta dell’Agenzia Europea per il Farmaco (Ema) e del Centro Europeo per Controllo delle Malattie (Ecdc) favorevoli a avviare una nuova campagna vaccinale «in tutti gli ultra-sessantenni e negli individui vulnerabili dal punto di vista medico a prescindere dalla loro età per prevenire la malattia grave e salvaguardare la capacità del sistema sanitario».

Dopo il parere europeo e la ratifica da parte dell’Agenzia italiana del farmaco, in serata è poi arrivata la circolare ministeriale, che suscita la solita confusione nelle dichiarazioni degli esperti.

Walter Ricciardi la giudica in ritardo di due mesi: «Avrebbe probabilmente impedito di avere questa ondata». Al contrario, per la microbiologa Maria Rita Gismondo «un secondo booster ai fragili può essere utile, mentre allargarlo agli over 60 indistintamente non serve». «Questa campagna sarà un fallimento» è la sentenza dell’infettivologo Matteo Bassetti, secondo cui «non si può organizzare una campagna vaccinale da un momento all’altro».

LE AGENZIE EMA E ECDC invece consigliano di avviare la nuova campagna con i vaccini attualmente disponibili sulla base dei modelli matematici che stimano l’impatto futuro del virus sugli ospedali. «Potrebbero essere somministrati ad almeno quattro mesi di distanza dall’ultima dose, con una particolare attenzione a chi ha ricevuto la dose precedente oltre sei mesi fa». Allo stesso tempo, gli esperti europei avvertono che «la somministrazione di un nuovo richiamo a sanitari e personale delle Rsa offre scarso beneficio, a causa della limitata e provvisoria protezione dall’infezione e dalla trasmissione del virus fornita dagli attuali vaccini».

«Stiamo lavorando alla possibile approvazione di vaccini adattati alle nuove varianti per settembre» aggiunge la direttrice esecutiva dell’Ema, l’irlandese Emer Cooke. Si tratta dei vaccini progettati per stimolare la produzione di anticorpi contro le varianti Ba.1 e Ba.2, i primi ceppi «Omicron» circolati alla fine del 2021. Le commissioni tecnico-scientifiche dell’agenzia hanno già iniziato a esaminare i dati relativi all’efficacia dei nuovi vaccini. «Nel frattempo – aggiunge Cooke – è importante prendere in considerazione l’utilizzo degli attuali vaccini come secondo richiamo nelle persone vulnerabili. I vaccini continuano ad essere efficaci nel prevenire il ricovero, la malattia grave e il decesso per Covid-19, nonostante lo sviluppo di nuove varianti».

I NUOVI VACCINI infatti non cambieranno radicalmente il quadro epidemiologico. Pfizer e Moderna hanno lavorato sulle varianti Omicron 1 e 2, che nel frattempo sono state a loro volta soppiantate dalle varianti Ba.4 e Ba.5. Le stesse aziende hanno spiegato che la capacità dei vaccini adattati di neutralizzare queste varianti è circa tre volte inferiore rispetto alle prime. Seppure di qui all’autunno non emergessero nuovi ceppi più contagiosi, i nuovi vaccini assomiglieranno a quelli attuali: efficaci contro il rischio di ammalarsi gravemente, meno nel prevenire il contagio.

In vista della nuova campagna vaccinale, questo fa consigliare una comunicazione meno enfatica di quella adottata sotto la gestione Draghi-Figliuolo. L’incapacità dei vaccini di fermare le ondate epidemiche – anche se l’impatto sugli ospedali ora è assai più limitato – sta generando nella popolazione una diffusa sottovalutazione della loro utilità. Difficilmente, dunque, si raggiungeranno le percentuali di adesione delle prime campagne, che hanno coinvolto oltre l’80% della popolazione fino alla terza dose. Anche tra gli ultra-ottantenni, solo uno su cinque ha seguito le raccomandazioni del governo anche per la quarta.

A complicare le cose, c’è la difficile individuazione dei reali destinatari del nuovo richiamo. A causa della grande frenata dei tamponi e della diffusione dei test fai-da-te, moltissime persone hanno contratto il virus negli ultimi mesi senza risultare nelle statistiche ufficiali. Nelle prossime settimane, i medici di famiglia inviteranno persone già contagiate da una delle varianti Omicron a ri-vaccinarsi con un vaccino sviluppato contro il ceppo di Wuhan. È prevedibile che, date le incertezze e con nuovi vaccini in arrivo, molte persone non risponderanno subito all’appello. Bollarle come «No Vax» sarebbe un errore.