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Al Shabaab all’assalto a Mogadiscio, venti i morti

Al Shabaab all’assalto a Mogadiscio, venti i morti

Somalia I qaedisti hanno preso di mira l'hotel Hayat, frequentato da funzionari governativi e magistrati. Intanto si moltiplicano i raid aerei degli Stati uniti

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 21 agosto 2022

Le immagini diffuse sui social dell’hotel Hayat di Mogadiscio sventrato dalle esplosioni rende bene la gravità dell’attacco lanciato venerdì dal gruppo qaedista Al Shabaab, il più sanguinoso di questi ultimi anni, e che ieri sera non era ancora concluso. I morti sono almeno venti secondo polizia e testimoni, 40 i feriti. Gli uomini di Al Shabaab hanno fatto esplodere due autobombe all’ingresso, prima di aprire il fuoco all’interno dell’albergo, preso di mira perché frequentato da funzionari di governo, parlamentari e magistrati. Le forze di sicurezza hanno usato esplosivi per stanare gli assalitori e dopo ripetute cariche sono riuscite a portare in salvo diverse persone rimaste intrappolate all’interno. Tra i feriti c’è anche un capo dell’intelligence somala che fonti non ufficiali hanno dato per deceduto. La polizia ha confermato che diversi politici sono stati presi in ostaggio.

L’assalto è il primo di questo tipo da quando il presidente Hassan Sheikh Mahmoud è entrato in carica a maggio scorso, avvertendo che avrebbe colpito con mano ferma Al Shaabab. Un avvertimento che non ha impedito al ministro della sicurezza interna, Ahmed Moalim Fiqi, di prendere contatto con i qaedisti ai quali ha chiesto di permettere alle organizzazioni umanitarie internazionali di operare nei territori somali sotto il loro controllo in modo da distribuire aiuti alle persone colpite dalla siccità e dalla carenza d’acqua.

Il sanguinoso assalto all’Hayat Hotel segue l’escalation di bombardamenti aerei statunitensi in Somalia. L’ultimo, il 13 agosto, confermato dal Comando Usa Africom, è stato sferrato nei pressi di Teedaan, a nord di Mogadiscio, e avrebbe ucciso almeno 13 uomini di Al Shabaab senza fare morti tra i civili secondo il portavoce militare americano. Washington spesso ridimensiona o nasconde le vittime innocenti dei suoi raid militari. Un altro bombardamento era avvenuto il 9 agosto vicino Beledweyne (quattro morti) e prima ancora il 17 luglio. Gli Stati uniti sono tornati militarmente in Somalia (500 uomini) sotto Joe Biden dopo che il suo predecessore Donald Trump aveva ordinato il ritiro delle truppe americane. In un comunicato l’Africom afferma che le forze statunitensi «sono autorizzate a condurre attacchi in difesa delle forze partner». Cosa significhi non è chiaro, forse l’esistenza di accordi con il fragile governo centrale somalo per combattere Al Shabaab perché è un ramo di Al Qaeda.

I primi attacchi aerei statunitensi in Somalia, nell’ambito della «guerra al terrore», sono avvenuti nel 2007 sotto la presidenza di George W. Bush. Tuttavia, è stato solo quando l’Amministrazione Obama è entrata in carica nel 2009 che è cominciata una massiccia campagna (anche della Cia) condotta con droni, elicotteri, cacciabombardieri e missili da crociera che, denunciano le comunità locali, ha ucciso decine di civili. In passato i raid si concentravano intorno a Mogadiscio e nel sud del paese, ora sono stati segnalati in quasi tutta la Somalia, diretti anche contro presunte cellule dello Stato islamico. Ci sono stati 52 attacchi aerei nel 2020 e nove da quando Biden è entrato in carica.

Al-Shabaab, va ricordato, ha conosciuto la sua massima diffusione in Somalia quando, proprio gli Usa, dopo l’11 settembre, contribuirono a rovesciare l’Unione delle corti islamiche – accusate da Washington di applicare la sharia e di essere «poco amiche» – che di fatto rappresentavano l’unico «governo» riconosciuto da gran parte della popolazione, lasciando un vuoto presto occupato da forze più radicali e dai qaedisti. La Guerra Globale al Terrore di Bush in Somalia ha significato anche la consegna di fondi Usa e potere di controllo ai signori locali della guerra, il più delle volte criminali privi di ogni scrupolo.

 

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