Internazionale

Al Cairo i media tessono le lodi del benevolo «padre della patria»

Al Cairo i media tessono le lodi del benevolo «padre della patria»

Patrick Zaki Si glorifica la grazia concessa dal raìs allo studente dell'università di Bologna e all'avvocato per i diritti umani Mohamed El-Baqer

Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 luglio 2023

«Il presidente grazia alcuni condannati, tra cui Patrick Zaki e Muhammad Al Baqer, in risposta all’appello del Dialogo Nazionale». Era questo ieri sera il titolo sulla home di Al Ahram, il più autorevole dei quotidiani egiziani. O, meglio, lo era. Perché da dieci anni anche Al Ahram si è unito ai giornali megafono del regime di Abel Fattah El Sisi. E quel titolo ha voluto glorificare il «magnanimo» raìs che, nel giorno della festività dell’Hijra di Maometto, ha tenuto fede allo spirito dei colloqui del Dialogo Nazionale liberando alcuni detenuti politici a cominciare dallo studente universitario a Bologna Patrick Zaki – condannato due giorni fa da un tribunale speciale di Mansoura per «diffusione di notizie false» –  e l’avvocato per i diritti umani Mohamed El-Baqer, legale dell’attivista Alaa Abdel Fattah il più noto prigioniero politico egiziano che, invece, resta dietro le sbarre.

Martedì Diaa Rashwan, Coordinatore generale del Dialogo Nazionale – si tratta di incontri promossi dal regime tra varie forze politiche, sindacali e sociali «dissidenti ma riconosciute», a cui non è stata invitata l’opposizione vera -, aveva rivolto un appello a El Sisi affinché utilizzasse i suoi poteri costituzionali per far rilasciare Zaki. «Il Consiglio di fondazione del Dialogo Nazionale – aveva spiegato Rashwan – ritiene che la decisione presa dal Presidente El Sisi aggiungerà una ulteriore conferma al suo continuo desiderio di creare un’atmosfera positiva per il successo del dialogo nazionale». Un’occasione troppo ghiotta che El Sisi non poteva lasciarsi scappare, visto che è deciso ad alleggerire, con operazioni di maquillage, le critiche interne e le condanne internazionali per le continue violazioni di diritti fondamentali in Egitto. Immediata, perciò, è stata ieri la reazione del Consiglio del Dialogo Nazionale che ha ringraziato il presidente per gli indulti che confermano «come lo Stato si sta muovendo verso la nuova repubblica con passi costanti e concreti». Diaa Rashwan e i suoi colleghi si sono detti convinti che la grazia a Zaki abbia riaffermato «l’entusiasmo del presidente ad operare sulle priorità dell’azione nazionale nella fase attuale e per costruire un futuro promettente e migliore per le nuove generazioni egiziane».

Simili i commenti dei media. Con Al Ahram in testa, tutti hanno rimarcato che il presidente, nel rispetto della Costituzione, ha la prerogativa di non ratificare i verdetti dei tribunale speciali e di concedere la grazia a coloro che sono stati condannati. Appare evidente lo scopo di coltivare l’immagine di un raìs «padre della patria» che si farebbe garante dei diritti persino dei detenuti politici in un paese in cui gli arresti sono quasi sempre arbitrari, già decisi i verdetti nei processi ad oppositori e dissidenti, mentre migliaia di attivisti, militanti e simpatizzanti della sinistra e della Fratellanza islamica restano e resteranno per molti anni nelle carceri speciali.

A Roma la maggioranza di destra tesse le lodi del lavoro «dietro le quinte, nell’ombra» del governo Meloni. Non si può escludere che il lavoro diplomatico abbia ottenuto qualche risultato. Non a spese, si spera, dell’impegno che l’Italia deve assolutamente mantenere nei confronti della famiglia di Giulio Regeni affinché venga fatta piena luce sul brutale assassinio del ricercatore italiano compiuto al Cairo da uomini dei servizi di sicurezza egiziani che El Sisi non ha alcuna intenzione di far processare.

 

 

 

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