C’è qualcosa di paradigmatico nella catena decisionale che ha negato, fino a data da destinarsi, la pillola gratuita: due commissioni presiedute da donne valutano le evidenze scientifiche e danno il via libera; poi il dossier si blocca sul tavolo di un Consiglio di amministrazione interamente composto da uomini. E che uomini: il presidente del Cda Giorgio Palù è il virologo preferito da Matteo Salvini ma anche dall’industria farmaceutica.

Con lui in Consiglio d’amministrazione siede un altro maschio di stretta osservanza leghista come Davide Caparini, uomo fortissimo dell’amministrazione lombarda e inventore del concorso di «Miss Padania» riservato a «candidate dello stesso sesso registrato alla nascita», «mai coinvolte in fatti contrari alla morale» e che «non avessero mai partecipato a film ritenuti sconvenienti». Sono meno legati alla destra di governo gli altri componenti Tiziano Carradori, Renato Bernardini e Massimiliano Abbruzzese, ma inevitabilmente maschi anche loro.

Sarebbe andata diversamente se al vertice delle agenzie pubbliche ci fossero state più donne, al posto degli organizzatori dei concorsi di bellezza? Difficile a dirsi. L’esempio della prima donna a capo del governo italiano non è rassicurante in questo senso. Certo, una donna avrebbe avuto qualche esperienza diretta in più in materia e avrebbe respinto subito come una bufala l’idea cara ai pro life secondo cui la contraccezione gratuita favorisce la denatalità. In Europa occidentale, dicono i dati, i Paesi in cui la pillola è gratuita sono anche quelli in cui si fanno più figli. Una donna al comando forse avrebbe tenuto conto del fatto che rendere gratuita la pillola è un diritto insieme civile e sociale, aggettivi che troppo spesso oggi vengono messi in contrapposizione: sono infatti le donne a reddito più basso quelle che incappano più spesso in gravidanze indesiderate. Con la pillola gratuita a calare non sarebbero dunque le nascite ma gli aborti.

Quando fu autorizzato l’uso della pillola abortiva Ru486 il Vaticano minacciò di «scomunica» le donne che vi avessero fatto ricorso. Anche in quel caso l’Aifa si piegò e inserì mille paletti per scoraggiarne il ricorso. Nel caso della pillola contraccettiva dal balcone di San Pietro non sono arrivati anatemi. Non è detto che sia una buona notizia: probabilmente, avranno valutato in Vaticano, stavolta non ce n’era bisogno.