Agricoltura, «basta irregolarità, lavoro precario e caporalato»
L'iniziativa Il dibattito promosso da Flai Cgil a Villa Literno con le realtà del territorio. Prata: «Si resta nei campi fino a 10 ore spuntando 4, 5 euro l’ora. Quasi tutti quelli che hanno un contatto sono inquadrati a tempo determinato con paghe molto basse. Precarietà di lavoro e anche di vita»
L'iniziativa Il dibattito promosso da Flai Cgil a Villa Literno con le realtà del territorio. Prata: «Si resta nei campi fino a 10 ore spuntando 4, 5 euro l’ora. Quasi tutti quelli che hanno un contatto sono inquadrati a tempo determinato con paghe molto basse. Precarietà di lavoro e anche di vita»
Nei campi a spezzarsi la schiena per più di dieci ore, senza regole, diritti, un giusto salario: sono le storie raccolte dalla Flai Cgil Campania, nell’ambito del progetto Diagrammi Sud, e saranno al centro del dibattito «Lavoro libero e dignitoso: tra sfide e sinergie, territorio e immigrazione», iniziativa promossa da Cgil e Flai Napoli e Campania che si terrà stamattina al Centro polifunzionale Rovescio di Villa Literno, in provincia di Caserta. Al dibattito partecipano, tra gli altri, padre Alex Zanotelli, il vescovo emerito di Caserta Raffaele Nogaro, l’assessore regionale alla Legalità Mario Morcone, il segretario generale Flai Cgil nazionale Giovanni Mininni. Realtà presenti sul territorio come Cidis, Associazione Jerry Masslo, Centro Fernandes, Nero e non solo, Libera e Arci, Le Terre di Don Peppe Diana, missionari comboniani Castel Volturno.
Quali sono le condizioni dei lavoratori del settore agricolo nel casertano e nella regione lo racconta il segretario generale Flai Cgil Campania, Igor Prata: «Il primo dato è che hanno redditi molto bassi. È forte la presenza di migranti: questa componente supera il 30% negli elenchi dei braccianti agricoli regolari, cioè quelli a cui è stata pagata almeno una giornata di lavoro nell’arco di un anno con contratto. La loro presenza aumenta guardando alle sacche di lavoro nero e di sfruttamento ma sfruttamento, irregolarità e caporalato colpiscono anche i lavoratori autoctoni».
Il contratto provinciale dell’agricoltura prevede sei giorni lavorativi per sei ore e trenta al giorno, con l’inquadramento di ingresso (operaio generico) il compenso è di circa 45 euro lordi al giorno: «Nella realtà – prosegue Prata – le paghe sono molto più basse. Si resta nei campi fino a 10 ore spuntando 4, 5 euro l’ora. Le giornate effettive sono molte di più di quante ne vengono dichiarate. In Campania e a Caserta oltre il 90% della totalità degli addetti dichiarati ha un contratto a tempo determinato: è vero che c’è il tema della stagionalità dei prodotti ma con le tecnologie e l’agricoltura 4.0 è un fattore che si può superare arrivando così a stabilizzare il personale anche attraverso formazione e professionalizzazione, avendo cura di redistribuire l’orario di lavoro per più addetti per tutelare l’occupazione. Invece abbiamo la quasi totalità di precari schiacciati da redditi bassi e sfruttamento: precarietà di lavoro e anche di vita».
La legge 199/2016 sul contrasto al caporalato ha funzionato solo in parte: «Gli articoli sui controlli e la repressione sono stati applicati; la parte su alloggi pubblici, trasporti, il collocamento pubblico è ancora in forte ritardo. Ed è questo che lascia campo libero ai caporali, che continuano a fornire il trasporto, l’intermediazione e una serie di servizi anche oltre il campo lavorativo offrendo risposte relative anche alla vita quotidiana che gli enti pubblici non danno. Per questo servono alleanze sul territorio con istituzioni e realtà operative per costruire tutele sul fronte dei diritti».
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