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Agricoltori in fermento, il Ppe tenta di sfilarli alla destra populista

Agricoltori in fermento, il Ppe tenta di sfilarli alla destra populistaLa protesta degli agricoltori bulgari – Ap

Trattori in agitazione contro le esportazioni dall’Ucraina, le politiche verdi, l’accordo Mercosur. E le elezioni europee sono alle porte

Pubblicato circa un anno faEdizione del 20 settembre 2023

L’Ucraina ha denunciato alla Wto (Organizzazione mondiale del commercio) Polonia, Slovacchia e Ungheria perché questi tre paesi il 15 settembre hanno adottato restrizioni unilaterali alle importazioni di prodotti agricoli di Kyiv, in seguito al rifiuto della Commissione di rinnovare, come aveva invece fatto nel giugno scorso, il blocco temporaneo alle importazioni di grano, mais, colza e semi di girasole nei 5 paesi confinanti. Per protesta, Polonia, Slovacchia e Ungheria si sono ritirate dalla Piattaforma di coordinamento (5 paesi confinanti, Ucraina e Commissione).

ANCHE IN BULGARIA e Romania, che non hanno scelto la strada delle restrizioni unilaterali, gli agricoltori locali sono in agitazione, ci sono scioperi, minacce di blocchi dei porti e delle frontiere, richieste di esenzioni dalle norme ambientali, proprio nel momento in cui la Ue cerca di supplire al ritiro russo dall’accordo Onu sul grano ucraino. Per i paesi confinanti, l’apertura all’arrivo di prodotti agricoli ucraini è un rischio per il livello dei prezzi e il reddito degli agricoltori. Per il Pis, che governa in Polonia e che ha una base elettorale rurale forte, a poche settimane dalle legislative è ormai una questione «strettamente politica».

MA LE TENSIONI sui prodotti agricoli ucraini vanno al di là della Polonia. Manfred Weber, capogruppo Ppe, durante la conferenza organizzata ieri al Parlamento europeo davanti a una platea di associazioni di categoria, insiste: «Siamo il partito degli agricoltori», dice, per contrastare lo slittamento dell’elettorato rurale verso l’estrema destra, a meno di un anno dalle elezioni europee. La Spagna, che ha la presidenza a rotazione del Consiglio Ue, puntualizza con una dichiarazione del ministro dell’Agricoltura, Luis Planas: «Ogni paese che prende misure unilaterali restringendo l’accesso al mercato unico mi sembra fuori dalle leggi Ue». La Commissione è in imbarazzo, ha chiesto all’Ucraina di applicare «misure efficaci» per controllare i prezzi all’export e evitare distorsioni dei mercati. Il commissario all’Agricoltura è il polacco Janusz Wajciechowski e ha una posizione più che ambigua, la Commissione ha in mano il commercio Ue, ma al tempo stesso dal 2021 c’è stata una “ri-nazionalizzazione” delle politiche agricole, con l’avvio dei Piani strategici nazionali, che devono destinare almeno il 20% delle sovvenzioni alla svolta ecologica.

AL CONSIGLIO EUROPEO del prossimo dicembre, i 27 dovranno prendere decisioni sui futuri allargamenti della Ue. In attesa ci sono i paesi dei Balcani occidentali, alla Moldavia e all’Ucraina è stata aperta con un fast track la candidatura. L’Ucraina è una potenza agricola di primo piano, anche se la guerra ne sta tarpando le ali. La Ue è la prima potenza agricola mondiale e la Pac è tra le politiche comuni più vecchie della Ue, la politica agricola e lo sviluppo rurale assorbono ancora il più grosso budget con 387 miliardi, benché dal 2003 il bilancio resti stabile e quindi in calo percentuale dal 45% iniziale.

L’agricoltura comunitaria è nata 60 anni fa per garantire la sicurezza alimentare agli europei, usciti affamati dalla guerra. Produttivismo e protezionismo erano le linee-guida. Oggi, nella Ue ci sono 9,2 milioni di lavoratori agricoli (4,4% della popolazione attiva in media, ma in Romania sono ancora il 23%), ci sono più di 10 milioni di aziende agricole. Il peso del mondo rurale va però ben al di là di queste cifre e non solo in Polonia o Romania: in Olanda, che vota per le legislative a novembre, alle recenti elezioni locali il primo partito è stato il Bbb, una nuova formazione populista di destra nata per protestare contro la “legge azoto” del governo Rutte, che pretendeva una drastica riduzione degli allevamenti per rispettare il calo delle emissioni di Co2. In Francia, primo paese beneficiario della Pac (18% del budget), è questione di identità e di modo di vita, che va al di là del numero degli agricoltori (oltreché di esportazione: vino e alcolici sono importanti).

I GOVERNI TEMONO rivolte stile gilet gialli. La Commissione è in difficoltà sulla conclusione dell’accordo di libero scambio Ue-Mercosur, in ballo dal 2000, cioè con 4 paesi dell’America latina, tra cui i giganti agricoli Brasile e Argentina, che la Cina corteggia. Gli agricoltori europei sono contrari, perché temono la concorrenza di prodotti che non rispettano eguali norme ambientali e sociali.

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