Martedì la giocatrice della nazionale femminile di calcio spagnola Jennifer Hermoso ha presentato all’Audiencia Nacional di Madrid una denuncia per violenza sessuale nei confronti di Luis Rubiales. Durante la cerimonia di premiazione dei mondiali di Sidney vinti dalle “rojas”, il presidente della Federcalcio l’aveva baciata sulla bocca afferrandole la testa con entrambe le mani. La calciatrice ha ribadito di non aver mai acconsentito e di essersi anzi sentita violata dal gesto del dirigente, denunciando le forti pressioni subite per avallare una versione di comodo.

PER QUESTO ieri il Pubblico Ministero dell’Audiencia Nacional, tribunale competente per i reati commessi all’estero da cittadini spagnoli, ha accusato Rubiales non solo di «aggressione sessuale» ma anche di «coercizione» ed ha aperto un’indagine che potrebbe condurre ad una multa o ad una pena detentiva fino a 4 anni. Dall’entrata in vigore della cosiddetta legge del «solo sì è sì», in Spagna viene considerata un’aggressione sessuale ogni atto che attenti alla libertà sessuale di un’altra persona.
Intanto Luis Rubiales, sospeso dalla Fifa per 90 giorni a scopo cautelativo, rifiuta di dimettersi e anzi accusa il governo, la stampa progressista e la «piaga del falso femminismo» di perseguitarlo. Da parte sua Ángeles Béjar, per qualche giorno, ha protestato in una chiesa di Motril (in Andalusia) contro il presunto linciaggio del figlio.

ANCHE IL COMMISSARIO tecnico della nazionale femminile, Jorge Vilda, da sempre solidale con Rubiales, gli ha voltato le spalle. Il suo tardivo intervento di condanna del «comportamento improprio» del presidente non gli ha però evitato la destituzione da parte della stessa Real Federación Española de Fútbol (guidata provvisoriamente dall’imprenditore Pedro Rocha, un altro sodale di Rubiales) che al suo posto ha nominato l’ex calciatrice Montse Tomé, la prima donna chiamata finora ad allenare, in Spagna, una nazionale di calcio.

Contrariamente alla Fifa, però, il Tribunale Amministrativo Sportivo non ha sospeso Rubiales, giudicandolo responsabile soltanto di una «infrazione grave» ma non «molto grave» e impedendo così al Consiglio Superiore dello Sport – organismo dipendente dall’esecutivo – di adottare provvedimenti immediati. La decisione è stata censurata dal Ministro dello Sport, Miquel Iceta, e anche il premier socialista ad interim Pedro Sánchez è di nuovo intervenuto per chiedere al capo della Federcalcio di farsi da parte, sostenendo che «non può più aspirare a rappresentare la Spagna dopo il suo comportamento vergognoso». Il governo vuole assolutamente evitare ripercussioni negative sulla candidatura di Madrid ai mondiali del 2030 ed è quindi tornato a chiedere al Tribunale Sportivo la sospensione di Rubiales, «il cui comportamento ha gettato un’ombra sull’immagine dello sport spagnolo e sulla Spagna».

NEL PAESE le organizzazioni femministe continuano a manifestare per chiedere che la vicenda apra una seria riflessione su una gestione dello sport – e dell’informazione sullo sport – intrisa di machismo, mentre sui social e sui media migliaia di donne denunciano abusi e violenze in ambito professionale e non solo, spesso facendo nomi e cognomi dei colpevoli.