Aggiornati dopo 15 anni i livelli essenziali di assistenza sanitaria. Ma senza copertura
Salute La denuncia della Cgil e di Federserd: «Con l'attuale insufficiente livello di finanziamento, rischia di essere un provvedimento velleitario»
Salute La denuncia della Cgil e di Federserd: «Con l'attuale insufficiente livello di finanziamento, rischia di essere un provvedimento velleitario»
I Livelli minimi di assistenza sanitaria (Lea) che le Regioni devono fornire agli utenti sono stati finalmente rinnovati, dopo 15 anni. È una buona notizia (la cattiva sono i soli 800 milioni di euro previsti per la copertura finanziaria) e la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha buon gioco nell’incassare la firma del premier Gentiloni rivendicando via twitter la più popolare delle novità: «Vaccini gratis per tutti e senza pagamento del ticket», compresi quelli anti-influenzali per gli over 65, l’anti-papillomavirus per l’uomo, l’anti-pneumococco e l’anti-meningococco B.
In realtà il Decreto sull’aggiornamento dei Lea prevede anche altre importanti prestazioni sanitarie entrate in garanzia del Ssn, come la Procreazione medicalmente assistita, compresa la fecondazione eterologa, le cure e l’assistenza per 110 malattie rare, le terapie per sei nuove patologie croniche e invalidanti, compresi i disturbi dello spettro autistico, l’uso di moderne tecnologie per la diagnosi (come la microcamera ingeribile per la gastroscopia), l’introduzione di alcuni screening neonatali. Ma soprattutto, il Decreto istituisce una Commissione nazionale che ha il compito di monitorare e aggiornare annualmente – eventualmente sfoltire – la lista dei Lea.
Anche la Cgil saluta la notizia come «un atto di grande importanza che riguarda il diritto alla tutela della salute e alle cure dei cittadini» ma, avverte la segretaria confederale Rossana Dettori, «con l’attuale insufficiente livello di finanziamento per la sanità, rischia di essere un provvedimento velleitario». Manca infatti, secondo Dettori, «una copertura finanziaria effettiva e i costi dichiarati non sono affatto certi»: «Per il 2016 i costi aggiuntivi dei Lea vanno a gravare sul finanziamento esistente, già pesantemente ridotto per effetto delle ultime Leggi di Stabilità», mentre «per il 2017 si vincola un’ulteriore parte della quota dei nuovi Lea al Piano Vaccini e che nel 2018 manca un miliardo a causa della riduzione del Fondo Sanitario Nazionale da 114 a 115 miliardi». Il rischio insomma, sintetizza la segretaria confederale Cgil, è di «creare un’inaccettabile selezione delle prestazioni o di non poterle garantire immediatamente».
La pensa così anche la Federserd, la federazione degli operatori dei Servizi per le dipendenze, che sottolinea «i disagi e la confusione» creati già dalla «differenza della stima fatta dal Governo (800 milioni) e dalle Regioni (1,5 miliardi)» del costo dell’aggiornamento dei Lea. Il presidente Fausto D’Egidio denuncia poi l’impossibilità per i Sert di «garantire pienamente» già i vecchi Lea, figuriamoci i nuovi, che attribuiscono ulteriori compiti ai servizi, «dal gioco d’azzardo patologico alla riduzione del danno». «Allo stato attuale questi diritti saranno difficilmente esigibili – spiega D’Egidio – Stimiamo che per garantirli e riqualificare i Servizi è necessario, pur con una giusta attenzione al contenimento dei costi, raddoppiare l’investimento sui Sert».
Infine una nota sulla Regione Lombardia che, come fa notare Chiara Cremonesi, capogruppo regionale di Sel, «non ha ora più scuse per sanare la discriminazione che da tre anni impedisce alle coppie sterili di accedere all’eterologa».
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