«Mi ha salvato la vita la decisione repentina di avventurarmi nel corridoio dell’ospedale perché un minuto dopo la stanza dove i medici riposavano dai turni è esplosa colpita da una bomba. Il mio collega Osmani, che aveva esitato, viene dilaniato dall’esplosione. E mentre l’ospedale viene fatto segno di un bombardamento continuo, mi precipito in fondo al corridoio dove c’erano tre porte chiuse. Una dava su un ufficio senza vie d’uscita. Le seconda era un bagno. Quando apro la terza – nell’indecisione febbrile di quella manciata di secondi – vengo investito da una vampata di fuoco e torno allora sulla porta...