Quando nel marzo 2018 il “buco” di 1,6 miliardi di euro accumulato da Gkn nel fondo pensionistico dei suoi dipendenti convinse gli azionisti ad accettare l’offerta da circa 9 miliardi del gruppo Melrose, specializzato nell’acquisizione e nel risanamento di aziende in difficoltà per poi rivenderle intere o a “spezzatino”, intervenne il governo di Londra, preoccupato per il destino del settore aerospazio di Gkn, che ha consolidati rapporti d’affari con il settore inglese della difesa. Ma anche con quello italiano, visto che è del novembre dello scorso anno la firma di un contratto da 2,7 miliardi di euro tra il consorzio NHI Industries – con dentro Airbus al 62,5% Leonardo Spa al 32% e Gkn Fokker con il 5,5% – e l’agenzia Nato “Nahema” (Nato Helicopter Management Agency), per la fornitura di 31 elicotteri Sea Tiger per la marina tedesca.
Dunque Leonardo, controllata dal Mef che ne possiede circa il 30%, e Gkn Fokker, acquisita appunto da Melrose, lavorano insieme. Ennesima beffa per i 500 operai sull’orlo del licenziamento a causa della decisione del fondo inglese di delocalizzare la produzione di assi e semiassi per auto. “Ci sembra assurdo che un’azienda che si comporta come Gkn/Melrose a Firenze possa avere una partnership con il governo italiano – denuncia così la Rsu della fabbrica di Campi Bisenzio – siamo al dottor Jekyll e mister Hyde. Ma questo non è un film, è la realtà. E soprattutto sono soldi pubblici”.
Se poi il leader confindustriale Bonomi – ieri criticato dal commissario Ue Gentiloni – attacca la pdl Orlando-Todde sulle delocalizzazioni come “punitiva nei confronti delle aziende”, i lavoratori in lotta dal 9 luglio ribadiscono che, all’opposto, quella proposta di legge non punisce proprio nulla. “Anzi – scrivono in un loro intervento pubblicato sul quotidiano Il Tirreno – la sua principale debolezza è proprio nella parte sanzionatoria. Da quel che possiamo apprendere dai giornali, l’ultima bozza non comprende nemmeno più la sanzione del 2% alle aziende. Non si tratta quindi di una legge ‘salva-Gkn’ ma solo di una legge che imporrebbe banalmente alle aziende un maggiore obbligo di preavviso, non impedendo le delocalizzazioni ma ‘proceduralizzandone’ l’attuazione”.
Le conclusioni sono presto dette: “E’ una legge che nel suo spirito complessivo va esattamente in bocca a Melrose. Eppure Confindustria interviene a piangere. Come nel detto popolare ‘piangono e fottono’. E il governo immediatamente rincula, aprendo alla discussione con Confindustria. Come se avesse mai aperto alla discussione con noi”.
Eppure il Collettivo di fabbrica non si arrende. E nel solco del principio “La legge non deve essere scritta sulle nostre teste, deve essere scritta con le nostre teste”, giovedì alle 20.30 ai cancelli dello stabilimento arriveranno i Giuristi democratici per un’assemblea aperta. Con l’obiettivo di modificare, operai e giuslavoristi insieme, il testo del progetto di legge. Puntando a integrare la normativa prevista, sostituendo le sanzioni economiche (giudicate inefficaci) con misure idonee sia a garantire l’occupazione e la prosecuzione dell’attività, sia a riconoscere qualcosa ai lavoratori. Utilizzando uno strumento di intervento previsto dalla legge 296/2006 proprio per risolvere le crisi salvaguardando l’occupazione.
Il Collettivo di fabbrica, che sabato ha incontrato i compagni di Gianetti Ruote portando uno striscione di solidarietà, tiene inoltre fede alla parola d’ordine “Insorgiamo” che ha aperto tutte le manifestazioni di lotta, insistendo a pungolare il governo: “Bisogna cambiare la legge. Ma bisogna anche avere la volontà politica di fare realmente terra bruciata attorno a queste aziende. Quindi che vengano fuori i legami con fondi, con banche, e si colpisca anche sul terreno della partnership militare”. Così, dopo che sabato sera a Campi Bisenzio ci sarà un concerto di solidarietà con Banda Bassotti, Malasuerte Fi-sud, Ivanoska e Luo Tapage, dal 3 al 6 settembre il Collettivo sarà in assemblee aperte a Napoli (ex Opg occupato Je’ so pazzo), Roma (Renoize 2021), Torino (Csoa Gabrio) e Milano (Ri-Make). “Vi abbiamo chiamati e siete venuti – scrivono le tute blu Gkn – ora iniziamo a muoverci noi”.