Da sabato scorso Valerio Rambaldi non c’è più. In chi, come me, ha condiviso per tanti anni con lui una straordinaria esperienza collettiva, questa perdita mi rende non solo triste, ma libera anche tanti ricordi ed emozioni.

Con Valerio scompare un altro protagonista delle lotte operaie bolognesi, quel magnifico decennio, gli anni 70 del secolo scorso, in cui in tutto il paese le classi lavoratrici assaltarono il cielo, con i loro consigli di fabbrica, l’autodeterminazione dei tempi di lavoro, il rifiuto delle gerarchie, la non monetizzazione della salute, le 150 ore per arricchire la loro cultura e avere più formazione.

Questo vulcano di idee si incontrò davanti ai cancelli delle fabbriche con il movimento degli studenti, convinti che per dare un senso a quel potere studentesco che rivendicavano, era necessario farlo confluire in quel progetto di futuro che saliva dalle fabbriche.

Lavorava alla Minganti che, ironia della sorte, oggi è un centro commerciale. Da subito Valerio capì che per non limitare le lotte di fabbrica a semplice redistribuzione della ricchezza era necessario unire operai e studenti. Intuì che quell’unione poteva raccogliere la domanda di potere che saliva dalla classe operaia, mettere in discussione la necessità di fare ricchezza sfruttando il lavoro.

Fu tra i fondatori del collettivo operai-studenti e poi fra i più convinti sostenitori di portare quell’esperienza politica in un disegno più generale, quello del Manifesto, la cui rivista appena uscita, ambiva a rifondare la strategia del movimento operaio italiano contaminandola con quella spinta che saliva dalle fabbriche e dalle scuole.

La vita di Valerio è stata sottoposta a prove durissime e tragiche che però non hanno mai intaccato la sua voglia di cambiare il mondo. Queste poche righe con cui lo saluto spero siano vissute dalle donne e uomini che hanno condiviso quelle straordinarie esperienze, come un abbraccio collettivo al nostro caro Valerio.

Questo bisogno di pensare ed agire insieme ha segnato la nostra vita ed è forse l’unico modo per provare meno tristezza per la sua mancanza. Ciao Valerio!