Piergiorgio Bellocchio se ne è andato a 90 anni nella sua casa di Piacenza. Critico letterario e scrittore, fondatore nel 1962, con Grazia Cherchi e Goffredo Fofi, dei Quaderni piacentini, che diresse fino alla chiusura nel 1984, fratello maggiore del regista Marco aveva partecipato di recente assieme agli altri fratelli (Letizia, Alberto e Maria Luisa) al film Marx può aspettare (2021), dedicato proprio alla famiglia Bellocchio.

Primo direttore responsabile di Lotta Continua nel 1969 – come direttore venne denunciato e fece tre mesi di carcere prima di essere scarcerato -, aveva diretto tra il 1977 e il 1980 la casa editrice Gulliver di Milano e fondato nel 1985 con Alfonso Berardinelli la rivista letteraria Diario.

Tra le sue opere, I piacevoli servi (Mondadori), Dalla parte del torto (Einaudi), Eventualmente (Rizzoli), L’astuzia delle passioni (Rizzoli), Oggetti smarriti (Baldini Castoldi Dalai), Al di sotto della mischia. Satire e saggi (Scheiwiller) e Diario 1985-1993 (con Berardinelli, Quodlibet, 2010).

Un «maestro outsider» lo aveva definito Massimo Raffaeli su queste pagine in occasione dei suoi ottant’anni, raccontando così l’itinerario di Bellocchio, «uno dei nostri compagni di via»: «La libertà dello sguardo, l’inquietudine intellettuale, un sospetto primordiale per le idee ricevute e i garanti ideologici della falsa coscienza, ne fanno un campione del personal essay e cioè di una saggistica che interpreta i fatti, i testi e le occasioni della cultura muovendo dalla consapevolezza di essere e di agire non all’interno di un ambito specialistico o di una disciplina accademica ma nello spazio/tempo vivo della Polis».