N. Scott Momaday, il primo nativo americano a vincere un premio Pulitzer con il romanzo «Casa Fatta di Alba», è morto a 89 anni nella sua casa di Santa Fe in New Mexico.

Da tempo lo scrittore aveva problemi di salute. «È stato una persona straordinaria, uno straordinario poeta e scrittore», ha detto Jennifer Civiletto che aveva curato la pubblicazione delle sue opere: «Le origini Kiowa avevano per lui enorme importanza e aveva dedicato la sua vita a celebrare e conservare la cultura dei nativi soprattutto la tradizione orale».

Considerato il punto di inizio della letteratura nativo-americana contemporanea, il lavoro di Momaday ha contribuito a lanciare una nuova generazione di autori nativi. «Casa Fatta di Alba», il suo capolavoro, pubblicato nel 1968 negli Usa (e recentemente ripubblicato nel nostro Paese dall’editore fiorentino Black Coffee che ha proposto anche «Custode della terra») racconta la storia di Abel, un giovane soldato che torna a casa in una riserva del New Mexico dopo aver combattuto nella Seconda guerra mondiale, e dei conflitti che deve affrontare tra le tradizioni degli antenati e le possibilità e i rischi offerti dal mondo esterno.

«Sono cresciuto in entrambi i mondi: questo ha creato confusione e ricchezza nella mia vita» aveva detto Momaday in un’intervista del 2019 con la Pbs.