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Addio a Gianni Ferrara, maestro di diritto e militante della Costituzione

Addio a Gianni Ferrara, maestro di diritto e militante della CostituzioneGianni Ferrara – Marco Cinque

Gianni Ferrara Se ne va un maestro di diritto e un militante appassionato della Costituzione, un intellettuale mai “al di sopra della mischia” ma capace sempre di esporsi e di prendere posizione. Un intellettuale che odiava l’indifferenza, insomma

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 24 febbraio 2021

Con Gianni Ferrara se ne va un maestro di diritto e un militante appassionato della Costituzione, un intellettuale mai “al di sopra della mischia” ma capace sempre di esporsi e di prendere posizione. Un intellettuale che odiava l’indifferenza, insomma. 

A lui è legato anche un episodio della vita di mio padre, da lui rievocato così tante volte da diventare ormai parte integrante della mia memoria personale. Agli inizi degli anni Settanta, in occasione di una delle tante vertenze riguardanti la Società Filoviaria Irpina, di cui mio padre Pasquale era dipendente, le rappresentanze sindacali furono convocate a Palazzo Chigi per un incontro con il ministro dei Trasporti, Viglianesi, e il vice-presidente del Consiglio, Francesco De Martino. A mio padre, che doveva partecipare all’ incontro in qualità di componente CGIL della Commissione Interna, un carabiniere di sorveglianza che evidentemente mal interpretava il proprio ruolo cercò di impedire l’ accesso alla riunione in quanto, nell’esibire il documento di riconoscimento , estrasse anche la tessera del PSI, quella con il simbolo storico, con falce e martello ( che poi il “ nuovo corso craxiano” avrebbe cancellato negli anni Ottanta). Un simbolo ritenuto evidentemente “sovversivo” e comunque non gradito a Palazzo Chigi. Ebbene, fu proprio Gianni Ferrara, che allora svolgeva le funzioni di capo di Gabinetto di De Martino a “garantire” per mio padre, ponendo fine a una situazione incresciosa e imbarazzante, a suo modo emblematica dell’ Italia dell’epoca, un Paese in cui non solo poteva accadere che il partito del vicepresidente del Consiglio in carica potesse essere considerato da alcuni apparati dello Stato “inaffidabile” e “ pericoloso” ( figuriamoci il PCI, all’opposizione) ma che nel partito di maggioranza relativa, la DC, potessero convivere elementi progressisti e innovatori con altri che tolleravano e, qualche volta, fomentavano la strategia della tensione. 

In un’ Italia sicuramente complicata e contraddittoria, uomini come Gianni Ferrara hanno sempre, fino all’ultimo, saputo da che parte stare: dalla parte dei lavoratori, dalla parte della Costituzione, dalla parte della libertà, dalla parte della pace. Per questo oggi ci manca tanto. 

 *Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Avellino 

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