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Acqua pubblica, l’azienda speciale di Napoli sotto attacco

manifestazione acqua pubblica napoliNapoli, manifestazione per l'acqua pubblica – Ansa

Alta tensione su Abc L'amministrazione Manfredi contesta il credito di 101,5 milioni alla sua stessa azienda. D'Angelo (ex presidente Abc): «Difficile che l'amministrazione possa evitare di pagare servizi di cui ha regolarmente goduto»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 10 luglio 2022

Alta tensione su Abc – Acqua bene comune, l’azienda speciale del comune di Napoli che fornisce il servizio idrico. Sulla stampa è arrivata la notizia che l’amministrazione Manfredi contesta il credito di 101,5 milioni alla sua azienda, condita dal fatto che la Corte dei Conti avallerebbe l’opposizione al pagamento perché, mancando i contratti di servizio, non sono state emesse le bollette. E così comincia a girare la voce che Abc sarebbe sull’orlo del fallimento. La prima ripubblicizzazione di servizio idrico, durante la sindacatura de Magistris, dopo il referendum del 2011 sarebbe quindi un fiasco.

Da Abc nessuna smentita e neppure dal comune, che pure dovrebbe difendere la sua azienda. A chiarire le cose ci ha dovuto pensare Sergio D’Angelo, ex presidente di Abc e consigliere comunale di maggioranza: «Abc ha un patrimonio netto di oltre 250milioni di euro, da 20 anni chiude i bilanci in attivo, non ricorre al credito bancario per pagare gli stipendi, la qualità dell’acqua è altissima, le perdite delle rete sono al 31,6% su una media italiana del 42% e una media regionale del 45,5%. Perché queste voci?».

Il credito di 101,5 milioni si è accumulato a partire dal 2006 e riguarda servizi non interrompibili: fornitura a scuole, uffici pubblici, giardini, mercatini, cimiteri e, in passato, anche il servizio di riscossione di depurazione e fognatura. L’Abc ha già messo da parte 21 milioni immaginando di arrivare a una transazione con un taglio del credito fino al 30%. La nuova amministrazione ha mandato una contestazione punto per punto: 38milioni, ad esempio, non possono essere transati nell’ambito della sanatoria sui crediti commerciali per i comuni in riequilibrio; bocciato anche l’agio intorno al 10% richiesto per la riscossione dei servizi (ma al privato a cui andrà la riscossione delle tasse il comune vuole riconoscere il 20%).

«Per 26 milioni la mancanza di contatori non permetterebbe di rilevare in modo esatto i consumi che sono tuttavia ampiamente stimabili, in altri casi è stata comunque emessa fattura mese per mese – continua D’Angelo – è difficile che l’amministrazione possa contestare servizi di cui ha regolarmente goduto. Abc è già performante soprattutto in raffronto con i gestori privati o misti. L’impressione è che si sia usato un argomento pretestuoso per mettere in discussione il rapporto dell’azienda con il cittadino, per dichiarare a furor di popolo che deve cambiare qualcosa». Eppure le prove che il servizio funziona ci sono: «Nel 2018 – conclude D’Angelo – ci fu una crisi idrica da siccità. Roma interruppe la fornitura, pure Salerno ma non la città di Napoli».

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