Accordo Norvegia-Usa per 700 marines americani in funzione anti Mosca
Russia Per il Cremlino «La decisione del governo norvegese di ospitare un contingente di marines americani sul proprio territorio e di posizionarlo vicino al confine con la Federazione russa mina la fiducia reciproca»
Russia Per il Cremlino «La decisione del governo norvegese di ospitare un contingente di marines americani sul proprio territorio e di posizionarlo vicino al confine con la Federazione russa mina la fiducia reciproca»
«La decisione del governo norvegese di ospitare un contingente di marines americani sul proprio territorio e di posizionarlo vicino al confine con la Federazione russa mina la fiducia reciproca». Lo ha affermato ieri in conferenza stampa il rappresentante ufficiale del ministero degli esteri russo Marija Zakharova.
PER IL CREMLINO questa decisione mette fine alla tradizionale politica estera norvegese di non insediamento sul proprio territorio in modo permanente di basi militari straniere in tempo di pace. «È quindi chiaro – ha dichiarato Zacharova – che l’atteggiamento dell’attuale governo norvegese mina il clima di fiducia tra i nostri paesi. È una decisione opposta alle rassicurazioni dateci qualche mese fa di voler rinunciare a una politica aggressiva nei nostri confronti».
Il governo norvegese in effetti si era dimostrato cauto affermando «il carattere non minaccioso della politica estera russa». Tuttavia la russofobia di cui è affetta parte della sua opinione pubblica deve avere fatto cambiare idea al gabinetto di Oslo. Secondo quanto riportato dalla stampa norvegese il governo si sarebbe accordato con le autorità di Washington per accogliere nella colonia polare di Setermoen 700 marines americani.
QUESTA MISURA preparerebbero il dispiegamento successivo di aerei da combattimento nella base aerea vicina alla capitale di Rygge. Tutta la missione sarebbe finanziata dal Pentagono e durerebbe cinque anni. Il capo della marina del paese nord europeo, Andreas Stensoenes, sarebbe preoccupato per la «crescente attività navale russa in acque internazionali vicino alla costa norvegese» e in particolare ai confini dell’Artico. E per lo stato maggiore della Nato, l’attività navale russa avrebbe «superato i livelli raggiunti nella guerra fredda» malgrado la flotta russa oggi sia ben più modesta di quella sovietica. «Ci eravamo aperti all’Occidente – ha chiosato la diplomatica russa – perché Gorbaciov voleva mettere fine alla corsa agli armamenti, alla Guerra Fredda, ma siamo stati ingannati. E continuiamo a esserlo». Opinione condivisa dal Partito della sinistra sociale norvegese Audun Lysbakken secondo cui altre truppe americane all’interno della regione «non faranno altro che accrescere la tensione».
MA QUELLA NORVEGESE non è stata l’unica doccia fredda di ieri per il governo russo. La Commercial Court di Londra ha permesso il congelamento dei beni di Gazprom, la più grande azienda russa operante nel settore energetico, in tutto il Regno Unito. La decisione è giunta dopo che l’arbitrato di Stoccolma ha imposto l’obbligo al colosso energetico russo di versare 2,6 miliardi di dollari a Naftogaz Ucraina per il mancato transito sul territorio ucraino di petrolio e gas di provenienza russa. È l’ultima puntata di uno scontro che oppone da mesi Londra a Mosca e che ha come epicentro la vicenda dell’avvelenamento dell’ex agente dei servizi russi Sergey Skripal. Il governo di Theresa May, in tandem con quello di Kiev, starebbe facendo tutto quanto in suo potere nelle ultime settimane per impedire che il gasdotto North Stream 2, il quale dovrebbe portare il gas russo in Germania e in Repubblica Ceca, venga completato ed entri in funzione entro il 2019.
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