Quella che in piena estate sembrava una mission impossible si sta trasformando in una sorta di tacito consenso trasversale. E l’escamotage per evitare di finire nel tritacarne mediatico quando la sanatoria arriverà in Assemblea regionale, almeno così si vocifera a Palazzo, sarebbe il voto segreto. Nessuno ne parla apertamente ma quest’ipotesi sta facendo breccia un po’ ovunque. La norma in questione riguarda il condono delle case al mare in Sicilia, quelle costruite entro i 150 metri dalla costa.

L’emendamento, a firma del capogruppo di Fdi all’Ars Giorgio Assenza, è stato approvato in commissione Ambiente e inserito in un disegno di legge di urbanistica ed edilizia. Al testo completo manca solo il voto finale, che potrebbe arrivare in commissione la prossima settimana. Poi sarà la capigruppo a stabilire il calendario per l’aula: l’idea che circola è di incardinare il ddl entro la metà di novembre, prima della manovra correttiva e della nuova legge finanziaria regionale.

Finora, a parte qualche levata di scudi tra i deputati del Pd e nel M5s, le voci più critiche nei confronti del condono sono arrivate dagli ambientalisti e dai sindaci in prima linea contro l’abusivismo edilizio, come Giovì Monteleone, a capo del municipio di Carini (Pa).

È LA TERZA VOLTA in tre legislature, che il deputato Assenza prova a far passare la sanatoria. Non c’è un dato ufficiale, si parla di 200-250 mila immobili che potrebbero essere sanati da questa norma, costruiti tra il 1976 e il 1983. La prima volta Assenza c’aveva provato sette anni fa, ma l’emendamento non arrivò neppure in aula. Due anni fa ci fu il secondo tentativo, ma fallì per appena due voti. Ora siamo al terzo. L’assessore regionale al Territorio, Elena Pagana (FdI), s’è rimessa al volere dell’Ars, evitando così di esporre il governo Schifani.

LEGAMBIENTE RICORDA che la Sicilia è una delle regioni dove il cemento abusivo dilaga, come emerge anche dall’ultimo report nazionale Abbatti l’abuso. Nell’Isola il rapporto tra ordinanze di demolizione eseguite e quelle emesse è del 19%. Dato che scende al 5% per la provincia di Catania e al 5,6% per quella di Siracusa.

Risalendo la classifica, la provincia di Ragusa (15,9%), di Trapani (18%), di Palermo (18,3%), di Messina (19%), e di Agrigento (37,9%). «La Sicilia – dice Stefano Ciafani, presidente nazionale dell’associazione ambientalista – è una delle regioni del Sud Italia più esposte all’invasione del mattone illegale. Per arginare questo fenomeno è fondamentale intervenire a livello nazionale e territoriale. Quello approvato in commissione all’Ars è l’ennesimo tentativo, palesemente anticostituzionale, di aggirare nell’Isola le leggi nazionali».

IL PRIMO TENTATIVO era stato fatto nel 2016, con un emendamento identico che venne approvato in Commissione e dichiarato inammissibile dall’allora presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone (Udc). «Ci auguriamo che accada lo stesso anche in questo caso – aggiunge Lagambiente – Al governo Meloni chiediamo, invece, di contrastare questo colpo di mano annunciando, come è già successo con la legge regionale del 2021, l’impugnazione del provvedimento, se approvato dall’Ars». E l’ambientalista siciliano Tommaso Castronovo ricorda che «la Consulta nel 2022 ha dichiarato incostituzionale la legge regionale 19 del 2021, che prevedeva il condono anche nelle aree a vincolo di inedificabilità assoluta: la Sicilia non ha bisogno di condoni, ma di legalità».

IL DEPUTATO ASSENZA però insiste. «Stiamo parlando di una ingiustizia che riguarda una precisa tipologia di immobili, finiti in un groviglio di norme e sentenze che nel tempo hanno creato questa anomalia, tutta siciliana. I condoni hanno consentito di sanare immobili nella fascia dei 150 metri a Portofino e in altre zone del Paese – sostiene – In Sicilia invece da quarant’anni questi immobili sono nel limbo. Sono abusivi ma accatastati, c’è gente che ci vive e paga l’Imu e altre imposte. Ci sono scheletri sulle battigie e demolizioni mai fatte. La norma ha l’obiettivo di sanare questa situazione e di dare decoro alle coste una volta e per tutte, analizzando caso per caso».

Solo a Carini, dal 2015 a oggi, l’amministrazione ha emesso 1.132 provvedimenti repressivi tra ordinanze di demolizione, di inottemperanza alla demolizione, di acquisizione al patrimonio comunale e di sgombero. Negli ultimi sei anni il Comune ha acquisito al patrimonio 112 immobili, i fabbricati abusivi in zona di inedificabilità assoluta demoliti sono 303: 178 demoliti dal Comune a seguito di gare di affidamento a ditte esterne e 125 demoliti dai privati in seguito a ordinanze. Sono in corso sette demolizioni in zona di inedificabilità assoluta inseriti in un progetto per la richiesta del contributo fondo di demolizione del ministero delle infrastrutture per 390.700 euro. Ma l’aria che tira non è buona. E la voglia di condono ha già prodotto cinque ricorsi al Tar che hanno bloccato proprio a Carini altrettante demolizioni.