Abusi vari e atti golpisti a giudizio, per Bolsonaro si mette male
Brasile Si è aperto in Brasile il primo di una lunga serie di processi all'ex capo di Stato
Brasile Si è aperto in Brasile il primo di una lunga serie di processi all'ex capo di Stato
Benché abbia finora ostentato tranquillità, Bolsonaro sa bene che le cose per lui si sono messe molto, ma molto male. Perché tutti, in Brasile, danno per scontato che il processo che si è aperto ieri presso il Tribunale superiore elettorale (Tse) si concluderà con la sua condanna (e quella del generale Braga Netto) all’interdizione dalle cariche pubbliche per otto anni per abuso di potere e false informazioni. Con conseguente addio al sogno di riconquistare la presidenza, perlomeno fino all’età di 75 anni.
AL CENTRO DELLA CAUSA in esame c’è la sua riunione del 18 luglio del 2022 con gli ambasciatori al Palácio da Alvorada, durante la quale l’allora presidente aveva gettato fango sulla democrazia del suo stesso paese, tra teorie cospiratorie e denunce di presunti brogli. In diretta televisiva, in mezzo allo sconcerto di una cinquantina di diplomatici stranieri, Bolsonaro aveva in effetti sparato menzogne a raffica sul sistema elettorale, attaccato i giudici del Tse e della Corte suprema e chiesto un conteggio parallelo dei voti da parte delle forze armate, suscitando le reazioni indignate persino della grande stampa conservatrice.
Sei mesi dopo la sua uscita di scena, per l’ex presidente sta arrivando però la resa dei conti, e non solo per quella famigerata riunione. Il relatore del processo, Benedito Gonçalves, ha infatti esposto nella sessione di apertura un quadro più ampio di «delirio presidenziale», tenendo conto di tutte le offese e minacce rivolte ripetutamente da Bolsonaro alle istituzioni democratiche.
Il processo potrebbe concludersi già il 29 giugno, a meno che il bolsonarista Kassio Nunes Marques, o al limite Raul Araújo, non si decidano a «pedir vista», cioè a chiedere altro tempo prima di esprimere il loro voto, guadagnando così altri 90 giorni. La condanna, però, sarebbe solo rimandata: almeno cinque ministri su sette si pronunceranno di sicuro per l’ineleggibilità dell’ex presidente, la cui unica consolazione è che, secondo un sondaggio della Genial/Quaest, sarebbe contrario alla sua interdizione addirittura il 43% dei brasiliani (contro il 47% dei favorevoli).
NEPPURE RIGUARDO a Nunes Marquez, tuttavia, i bolsonaristi possono stare tranquilli: il ministro, infatti, potrà magari anche votare a favore di Bolsonaro, ma pare che non sia disposto a chiedere la sospensione del processo. Durante una riunione del Pl, il Partido liberal che sostiene Bolsonaro, non sono però mancati messaggi intimidatori: se non farà ciò che deve, è stato detto, avrà problemi persino ad andare al ristorante o a salire su un aereo e sarà sommerso dalle critiche nelle reti sociali.
Per Bolsonaro, sempre più isolato politicamente dopo il fuggi-fuggi degli antichi e opportunisti alleati, i guai, comunque, sono solo all’inizio: ad attenderlo ci sono altri 15 casi a livello di giustizia elettorale e un’incriminazione federale per gli atti golpisti dell’8 gennaio. E ad aggravare la sua già pessima posizione c’è stato pure il ritrovamento di un piano golpista nel cellulare del suo aiutante di campo Mauro Cid, sequestrato a maggio nell’ambito dell’inchiesta sulla falsificazione dei certificati di vaccinazione contro il Covid-19 dell’ex capo dello Stato, della moglie Michelle e della figlia di 12 anni.
DA QUEL TELEFONO è infatti emerso di tutto: messaggi, audio e documenti con cui Cid, vicinissimo all’ex presidente, cercava, secondo le parole del ministro della Corte suprema Alexandre de Moraes, «un supporto giuridico e legale per l’esecuzione di un colpo di stato» attraverso il ricorso delle forze armate. Per Bolsonaro, non c’è dubbio, si mette proprio male.
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