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Abbattere le barriere, il Disability pride si prende le piazze

Abbattere le barriere, il Disability pride si prende le piazzeLa presentazione del Disability pride a Torino

Diritti Per le vie delle città sfileranno le persone disabili per rivendicare diritti e presenza nel tessuto sociale. Si parte oggi da Torino

Pubblicato più di un anno faEdizione del 15 aprile 2023

Secondo l’Istat nel 2021 in Italia le persone disabili erano circa 13 milioni, di queste più di tre milioni hanno limitazioni gravi. Sono tante eppure è raro vederle per le strade delle nostre città. È a questo stato di cose che il Disability Pride dice di no. E oggi a Torino organizza il primo degli appuntamenti per rivendicare l’orgoglio delle persone disabili: alle 14 in piazza Carlo Felice a ridosso della stazione di Porta Nuova, per dare vita alle 14:30 alla parata, che si dipanerà per le vie del centro cittadino prima di concludersi in Piazza Castello.

Gli altri appuntamenti del Disability Pride si svilupperanno a cadenza quasi mensile. A Genova caregiver, disabili, famigliari, attivisti e simpatizzanti si ritroveranno il 13 maggio in via Fanti d’Italia, prima di partire in corteo alle 18,15. Il 10 e l’11 giugno toccherà a Milano, il 25 giugno a Taranto, il 23 settembre a Roma, il 7 e 8 ottobre a Bologna, il 22 ottobre a Palermo.

PER LE VIE DELLE CITTÀ italiane sfileranno le persone disabili in festa, per rivendicare diritti e presenza nel tessuto sociale. Che cosa sia veramente il Disability Pride ce l’ha spiegato Carmelo Comisi promotore del primo Disability Pride italiano nel 2015 a Ragusa e attualmente presidente dell’organizzazione no profit Disability Pride Aps.

«Lo possiamo definire un vero e proprio movimento culturale che cerca di cambiare la percezione comune che finora si è avuta in merito al mondo delle persone con disabilità. La gente purtroppo ci classifica o come supereroi, per esempio nel caso degli sportivi, oppure semplicemente come dei tristi casi umani. Non vede quella che è la quotidianità, se vogliamo anche la banalità che c’è dietro le vite delle persone con disabilità. C’è bisogno di abbattere le barriere culturali ma anche di fornire alle persone disabili gli strumenti per poter vivere al meglio la propria esistenza e valorizzare le proprie competenze».
Il problema della disabilità coinvolge le persone disabili in prima persona ma anche familiari e affetti che attorno al mondo della disabilità gravitano, che ogni giorno si trovano a dover affrontare criticità e difficoltà socio sanitarie. Proprio per questo Disability Pride Aps ha dato vita negli ultimi anni a una rete di associazioni in grado di scambiare informazioni, esperienze, ed elaborare strategie.

NON È STATA SEMPLICE la partenza del Disability Pride a Torino. L’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone inizialmente ha espresso perplessità sul conferimento del patrocinio alla manifestazione, temendo che in piazza si sostenessero le tesi del suicidio assistito. Perplessità alla fine superate. Su questo punto Carmelo Comisi ha preso posizione.
«Sono assolutamente in disaccordo con l’assessore, perché nel mondo delle disabilità c’è anche chi vuole scegliere di porre fine alla propria disabilità, e questo deve poterlo dire. E deve poterlo dire in piazza. E se lo dice in occasione di un Disability Pride ben venga».

Il Disability Pride nelle prossime settimane intende dar battaglia sulla legge delega che conferisce al governo il potere di legiferare su importanti tematiche, tra cui progetti di vita indipendente e i criteri per stabilire le percentuali di disabilità. Su questi temi si aprirà il confronto all’interno del network.

Le persone che oggi saranno in piazza sembrano avere le idee chiare sulle rivendicazioni che portano. Ecco come si è espressa Alice Vigorito, attivista ipovedente che aderisce al Collettivo Abbatti le Barriere, e che ha contribuito all’organizzazione del Disability Pride di Torino. «L’obiettivo è di uscire dalla discriminazione. La disabilità è una cosa che prima o poi può capitare a tutti, perché si diventa anziani. Portiamo in piazza le persone per creare occasioni d’incontro, per parlare, per divulgare anche i disability studies. Si tratta di far capire come ci sia un sistema che tende a relegare la persona disabile negli istituti, nelle famiglie, affidandole magari a un caregiver che però non viene neanche riconosciuto come figura. Le leggi ci sono ma non vengono applicate. Inoltre siamo emarginati dal mondo del lavoro».

A TORINO CI SARÀ ANCHE Andrey Chaykin, anima ispiratrice di Abbatti le Barriere. È in carrozzina per un parto con il forcipe andato male. Le sue motivazioni sono chiare, senza ombre. «Sono a Torino per partecipare a un’iniziativa di piazza, per l’orgoglio e la difesa delle persone con disabilità, per la salute e per il benessere di tutti. Credo che sia necessario essere presenti non solo dietro ai tavoli tecnici e di studio ma anche nelle piazze».
Per lui è altrettanto evidente il perché le barriere debbano essere abbattute. «Perché senza una fruibilità reale degli spazi non ci può essere un abbattimento di barriere culturali e mentali, semplicemente perché le persone non hanno possibilità reale di partecipare».

Saranno queste e molte altre le voci che troveremo in piazza. Non sarà un sussurrare ma un grido a piena voce. È necessario che la politica e la società l’ascoltino perché di questo popolo e di queste sensibilità abbiamo bisogno per crescere come paese.

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