«Sui migranti noi abbiamo posto un problema. Non ci sono scontri. Tutti quanti mi sono sembrati convinti della necessità di trovare una soluzione al livello comunitario». Al termine del Consiglio dei ministri degli Esteri Antonio Tajani prova a vedere il bicchiere mezzo pieno e soprattutto a lasciarsi dietro le spalle lo scontro che da giorni contrappone Italia e Francia sul caso Ocean Viking.
Il colloquio telefonico tra il presidente italiano Sergio Mattarella e quello francese Emmanuel Macron ha spianato la strada consentendo al titolare della Farnesina di incontrare a Bruxelles la ministra francese agli Affari europei Laurence Boone, una che non ha certo risparmiato i toni aspri nel condannare la scelta del governo Meloni di non far attraccare le navi delle ong. Ieri il clima sarebbe stato migliore ma l’incidente con Parigi potrà dirsi archiviato solo se a Bali, dove è in corso il G20, Macron accetterà di incontrare la premier Giorgia Meloni e, soprattutto, se la Francia deciderà di rientrare nel meccanismo europeo di ricollocamento dei migranti.

Per il ministro italiano, comunque, le buone notizie finiscono qui. È probabile infatti che dal vertice Tajani si aspettasse qualcosa in più, specie dopo aver chiesto e ottenuto che l’argomento migranti venisse inserito all’ultimo minuto nell’ordine del giorno di un Consiglio convocato soprattutto per parlare della guerra in Ucraina.

Al termine dei lavori i ministri hanno ascoltato le richieste dell’Italia circa un cambio di passo nella gestione dei migranti e del ruolo delle ong, ma si è trattato più che altro di una presa d’atto della situazione, come ha sintetizzato alla fine Joseph Borrell: «C’è stato uno scambio di vedute – ha detto infatti il capo della diplomazia Ue – e di sicuro dovremo continuare a parlarne. Ma oggi non c’è stato nulla di concreto». Del resto già al mattino un portavoce della Commissione Ue aveva ripetuto che la questione migranti è di competenza dei ministri dell’Interno: «Penso che il vicepresidente Schinas abbia già spiegato che è sicuramente giunto il momento di un Consiglio Giustizia e affari interni straordinario – aveva detto – e che si svolga per discutere di tutti gli sviluppi avvenuti nel corso dei giorni passati. Quindi questo è ciò che stiamo preparando ora». Non è escluso che si possa arrivare a un vertice che veda riuniti insieme i ministri degli Esteri e dell’Interno, probabilmente a fine mese.

I prossimi giorni diranno se l’affaire Ocean Viking potrà dirsi chiuso o meno. Per il momento l’Italia resta comunque una sorta di sorvegliata speciale vista la divergenza di vedute che permane con l’Europa e questo nonostante i toni decisamente più calmi rispetto ai giorni scorsi. La strategia italiana prevede che, in attesa di nuove regole, per adesso valgono «quelle che già ci sono» e che prevedono, sottolinea Tajani, «l’applicazione della solidarietà europea che prevede la redistribuzione tra gli Stati» dei migranti.

Regole che il ministro chiede anche per le navi umanitarie «che devono rispettare il codice di condotta e smettere di agire solo in base alla propria volontà». «Un conto è il soccorso in mare – prosegue – e un altro conto è darsi appuntamento in mare per trasportare persone per metà viaggio». Tajani infine ha anche proposto un «Piano Marshall» per l’Africa da cento miliardi di euro da investire nei Paesi di origine dei migranti. Proprio le ong saranno la cartina di tornasole utile per capire i futuri rapporti tra Roma e Bruxelles.

Sordi alla retorica della destra italiana, i vertici delle istituzioni europee anche ieri hanno ripetuto come non si possa fare alcuna distinzione tra le navi umanitarie e tutte le altre, se sono impegnate in un salvataggio in mare. «Non facciamo differenze – hanno ribadito fonti della Commissione Ue -. C’è un chiaro obbligo legale e senza equivoci che la salvaguardia della vita umana deve avere la priorità a prescindere dalle circostanze che hanno portato queste persone a una situazione di emergenza».