A sinistra la star e a destra i «fantasmini» dell’egemonia culturale
Venezia 81 La cerimonia d'apertura e le strane coppie sul red carpet
Venezia 81 La cerimonia d'apertura e le strane coppie sul red carpet
Rimpatriata hollywoodiana, cerimonia sobria, quel che resta del cinema come certezza delle nostre vite e della memoria. Tim Burton, Wynona Rider, Micheal Keaton, il cast del Beetlejuice seconda parte, il ritorno 36 anni dopo la riscoperta del gotico e dell’horror come forma di resistenza al peggio, domina il primo red carpet della Mostra di fronte al palazzo del Cinema. È tutta roba di sinistra, hollywoodiana, si può dire forte: gli spiritelli e i fantasmi che davano fastidio alla famiglia insopportabile del primo film che ha reso Burton famoso in tutto il mondo. L’ennui gotic di Winona Ryder, una delle ragazze più rock n roll della storia del cinema. E ancora il ricordo di Alien, uno dei primi film mutanti, metafora praticamente di qualsiasi cosa, politica e poetica.
IL PUBBLICO del red carpet, mica soltanto ragazzini, nonostante la difficoltà di muoversi, l’infernale organizzazione della cosa e un’umidità da fine del mondo, ha avuto quel che cercava. Con Sigourney Weaver, Leone d’oro alla carriera. Con la coppia Burton-Monica Bellucci, piuttosto recente ma con grande senso dello show e dello star system che fa molto vecchio rotocalco. Con l’apparizione di Jenna Ortega, la Mercoledì Addams della serie di Netflix, ex ragazzina Disney che, si è detto con qualche eccesso di realismo cinico, sia stata una delle ragioni per cui Burton è riuscito a fare il film.
Altri incontri, strane coppie sul red carpet, a chi piace questo genere di cerimonia è il massimo: Cate Blanchett e Patti Smith, con il direttore della Rai sullo sfondo. Cate Blanchett e Pietrangelo Buttafuoco, il presidente della Biennale. Buttafuoco, Sangiuliano e Giuli, foto di gruppo dei tre leoni dell’egemonia culturale della nuova destra, però se non erano loro sarebbero stati altri, va da sé. È solo questione di stagioni. Vista Boschi, di sfuggita. Non visto Salvini. Il red carpet come arte dell’incontro, messainscena del selfie, a sinistra la star e a destra quello che ti rovina la foto, lo spiritello, il fantasmino.
SIGOURNEY WEAVER, premiata con il Leone alla carriera che celebra uno dei corpi mutanti più straordinari dello scorso fine secolo, salutata dall’apparizione in video di James Cameron, forse nella foga della grande stagione della fantascienza e degli effetti speciali (Alien!) infila una citazione curiosa del Mose come lavoro degno di Leonardo, simbolo di una comunità che protegge le proprie cose, dice. Venti trent’anni fa l’affermazione avrebbe fatto quanto meno discutere. Il tempo passa per tutti. Corregge. Cambia. Prende i premi alla carriera, meritati.
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