A Salisburgo cortei, arte e un summit contro l’Europa dei muri
Il controvertice Un programma a 360 gradi su diritti, inclusione, lavoro, economia del bene comune. Accanto a sindacati, ong e studenti ci sono Lampedusa e i sindaci simbolo dell’accoglienza
Il controvertice Un programma a 360 gradi su diritti, inclusione, lavoro, economia del bene comune. Accanto a sindacati, ong e studenti ci sono Lampedusa e i sindaci simbolo dell’accoglienza
Nella Salisburgo blindata da giorni è protesta fin dentro la sede che ospita il vertice Ue, il celebre Mozarteum, «diventato un luogo estraneo, di chiusura e di ignoranza», accusano i frequentatori abituali, gli studenti della OeH, la rappresentanza studentesca ufficiale.
Arrabbiati che la loro università, di musica e arte, sia usata come «scenario grazioso di un vertice che ha messo all’ordine del giorno il rafforzamento della protezione dei confini esterni dell’Ue, che emargina e uccide le persone, e il complesso discorsivo reazionario ’Sicurezza interna’». Per un’arte che sia «disturbo, resistenza e ambivalenza» spiegano gli studenti, che sul Mozarteum hanno affisso lo striscione we are not here to entertain you, S.20.9 not in our name.
In un altro luogo simbolo della città, il più alto e visibile, sulla fortezza del Moenchsberg campeggia uno striscione contro l’Europa fortezza, per una politica d’immigrazione umana.
«Se salvi qualcuno dall’affogare nella Salzach (fiume che attraversa la città) sei un eroe, se fai la stessa cosa nel Mediterraneo finisci come criminale davanti a un tribunale. I governi europei fanno di più contro i salvatori che contro le morti – accusa Anna Berger del gruppo «cittadini preoccupati» – Abbiamo paura che l’Europa si abbrutisca e scivoli nella barbarie. Non vogliamo vivere in una fortezza Europa fredda e apatica».
Da collante e stimolo delle iniziative fungeva il vertice alternativo A better life for all (Una vita migliore per tutti) iniziato una settimana fa nella città di Mozart che si conclude oggi, promosso da Solidarisches Salzburg, un raggruppamento di 35 organizzazioni – tra ong, politici, studenti e Oegb, la centrale sindacale austriaca – nato il gennaio scorso all’indomani della formazione del governo Kurz-Strache.
Un programma a 360 gradi, a partire dai diritti sociali fondamentali in Europa e in Austria, diritto al lavoro, inclusione, economia del bene comune, ponendo anche il problema di come sviluppare e far avanzare il «pilastro europeo dei diritti sociali» per il quale la presidenza austriaca dell’Ue non ha certo mostrato alcuna considerazione.
Centrale è stato anche il tema diritti umani e salvataggi in mare; numerose le testimonianze come quella di Tamino Boehm della missione Moonbird, con il suo aereo di ricognizione che ha salvato migliaia di vite umane, ora bloccato dalle autorità maltesi. Mentre scriviamo è in corso il corteo Walk of responsibility, munito di candele e cartelli che recano quasi tutti i 33mila nomi dei morti annegati nel Mediterraneo: «Solidarietà con chi fugge, no a un Europa blindata e dei muri».
La marcia è partita alle 19 da Salzburg Lehen, diretta verso il Festspielhaus dove si svolgeva la cena di gala dei capi di governo protetti con tanto di zona rossa. Oggi alle 14 il corteo finale «contro la politica brutale dei confini blindati e di una politica economica a spese della ampia maggioranza di chi lavora». Alle frontiere è stato sospeso Schengen per rendere più difficile l’afflusso di partecipanti dall’estero.
Un appello al vertice di oggi per una politica di migrazione umana, solidale e condivisa tra i 28 membri Ue è partito dai sindaci di Lampedusa, Grande-Synthe in Francia, Marsa a Malta , Traiskirchen in Austria e dal presidente della provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige, tutte postazioni particolarmente esposte, riunite in «rete di frontiera».
Chiedono «l’abbandono dell’idea disumana di erigere campi profughi fuori dall’Ue», vie di fuga legali, il riconoscimento delle esperienze concrete dei cittadini e degli amministratori di quei territori.
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