A Roma una campagna per gli assorbenti in carcere
Diritti In una struttura, il carcere, non pensata, né realizzata a misura di persona, c’è un’ulteriore discriminazione: è quella che subiscono le donne. Le detenute sono il quattro per cento del […]
Diritti In una struttura, il carcere, non pensata, né realizzata a misura di persona, c’è un’ulteriore discriminazione: è quella che subiscono le donne. Le detenute sono il quattro per cento del […]
In una struttura, il carcere, non pensata, né realizzata a misura di persona, c’è un’ulteriore discriminazione: è quella che subiscono le donne.
Le detenute sono il quattro per cento del totale della popolazione carceraria ma devono fare i conti con un’istituzione pensata solo ed esclusivamente al maschile. Dove non esiste regolamento, legge, norma in funzione dell’identità di genere.
E dentro i mille problemi che le donne private della libertà devono affrontare quotidianamente, ce n’è uno del quale si parla sempre troppo poco: non avere accesso ai prodotti per l’igiene mestruale. E’ vero che alcune direzioni degli istituti forniscono tamponi alle detenute ma sempre in misura non sufficiente e senza offrire loro alcuna possibilità di scelta.
Questo quando va bene, perché sono diversi i casi di carceri che per tante ragioni si “dimenticano” della fornitura, lasciando le donne sole.
L’alternativa allora è acquistare tamponi ed assorbenti adatti. Ma per farlo occorre rivolgersi al cosiddetto “sopravvitto”, quell’ufficio-mercato che in ogni carcere offre – a pagamento – prodotti in più rispetto a quelli distribuiti nelle celle. A prezzi di mercato, o quasi. Per acquistarli però occorre avere i soldi nel proprio conto-deposito. E com’è facile immaginare non tutte ce li hanno.
Ecco allora la campagna “Assorbire il cambiamento”. La organizza, il pronto intervento disagio (P.I.D.), con tante altre associazioni del terzo settore romano.
Una campagna semplice da raccontare: si possono donare o portare gli assorbenti classici – di qualsiasi marca – e gli slip assorbenti alla casa delle donne, Lucha y Siesta, in via Lucio Sestio 10 a Roma (o alle sedi delle associazioni Libellula, via Giustino Imperatore 280, Archivio14, via Lariana 14 e P.I.D., via Viollier 109, sempre a Roma).
Solo assorbenti e slip comunque, non tamponi perché per una delle tante, misteriose ed inspiegabili regole carcerarie questi ultimi non sono ammessi. Raccolta di materiale, dunque, che si concluderà il 28 maggio, giornata mondiale dell’igiene mestruale.
Ma non solo. Perché il PID ha in mente ed ha già organizzato in diversi istituti penitenziari una sorta di laboratorio: incontri dove si racconteranno alle detenute l’utilità di alcuni prodotti come le coppette e le mutande assorbenti che potrebbero aiutarle ad affrontare il ciclo dietro le sbarre.
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