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A Roma, stravince la sinistra modello partecipativo. E l’astensione

A Roma, stravince la sinistra modello partecipativo. E l’astensioneAmedeo Ciaccheri, minisindaco dell'VIII Municipio

Municipi III e VIII Affluenza al 27%. Al primo turno Amedeo Ciaccheri è presidente. Tonfo del M5S: l'effetto Raggi si somma a quello Di Maio

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 12 giugno 2018

A Roma il centrosinistra (anzi, la sinistra) modello partecipativo stravince con Amedeo Ciaccheri che si aggiudica al primo turno la presidenza dell’VIII Municipio e con l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Marino, Giovanni Caudo, che nel III Municipio distanzia di quasi otto puntil’ex vicequestore leghista Francesco Maria Bova con il quale se la dovrà vedere al ballottaggio del 24 giugno prossimo.

Ma in un certo senso si può dire che anche il Movimento 5 Stelle raddoppia, sommando all’effetto Di Maio le conseguenze di due anni di amministrazione pentastellata del Campidoglio. E il tonfo si fa completo, perdipiù con una doppio eco. Da un lato, infatti, i grillini perdono Garbatella e Montesacro (e i rispettivi quartieri limitrofi) che avevano conquistato nel 2016 senza riuscire però a governare se non per pochi mesi, ma dall’altro trascinano verso il basso l’asticella dell’affluenza che se a livello nazionale si può definire importante (dal 67% delle amministrative di cinque anni fa al 61% medio attuale), nella Capitale diventa drammatico.

Nell’VIII Municipio, dove Ciaccheri incassa il 54% dei voti (con punte del 70% alla Garbatella), si sono recati alle urne solo il 27,94% degli aventi diritto, contro il 57,46% del 2016, quando venne eletto il pentastellato Paolo Paci, silurato dal suo stesso partito appena nove mesi dopo.

Percentuali che addirittura si abbassano, con l’affluenza che si ferma al 26,49% contro il 59,7% registrata due anni fa, nel III Municipio, dove Caudo ha ottenuto il 42% delle preferenze (con punte del 50% a Montesacro) distanziando il candidato del centrodestra Bova, cui sono andati il 33,81% dei voti, e lasciando appesa ad un 19,18% la minisindaca uscente del M5S Roberta Capoccioni, sfiduciata nel febbraio scorso dal consiglio municipale dopo il venir meno della maggioranza pentastellata, eppure riproposta e sostenuta caparbiamente dalla stessa Virginia Raggi.

La sindaca però ieri ha dovuto abbandonare la solita verve da irriducibile e accennare ad una seppur velata autocritica, perché il grado di malumore tra i consiglieri pentastellati che puntano il dito contro la scelta dei candidati, ha raggiunto livelli di guardia. «Ripartiamo dal territorio – twitta Raggi -. I cittadini vanno sempre ascoltati. Seguiremo loro indicazioni: ci impegneremo di più su decoro, lavori pubblici e trasporti. Grazie Roberta Capoccioni ed Enrico Lupardini. Lavoro ripagherà: andiamo avanti». La sindaca poi, incontrando Cgil e Cisl dopo le proteste della scorsa settimana che hanno portato in piazza varie vertenze, avrebbe assicurato – secondo fonti sindacali – di aver «già parlato con il ministro dello sviluppo Economico Luigi Di Maio» per rilanciare l’economia della Capitale e riattivare il cosiddetto «tavolo per Roma», ricevendo dal vicepremier piena disponibilità.

Mentre il Pd romano, dal canto suo, con una nota esprime soddisfazione per aver recuperato, con il 25% dei voti, il primo posto tra i partiti della Capitale, considerando il proprio contributo «determinante» per i risultati raggiunti nei due municipi. Dove il Pd, va ricordato però, ha perso le primarie di coalizione, e dove gli elettori hanno indicato molto chiaramente quale tipo di centrosinistra preferiscono.

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