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A Palazzo Selam mandano l’esercito: l’occupazione isolata e circondata

A Palazzo Selam mandano l’esercito: l’occupazione isolata e circondataCoronavirus, l'Esercito fuori dal Selam Palace, l'edificio occupato dal 2006 in via Arrigo Cavaglieri, alla Romanina – Alfredo Falcone/LaPresse

Roma Dopo i primi casi positivi, la denuncia di Cittadini del Mondo che gestisce un presidio sanitario nello stabile dove dal 2006 vivono centinaia di rifugiati e richiedenti asilo senza alcun sostegno istituzionale 

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 11 aprile 2020

Sedici nuovi casi positivi al coronavirus, che si sommano ai precedenti due, al momento in isolamento in altre strutture. Trentatré sospetti ancora da accertare. È la situazione attualmente presente nell’occupazione nota come Palazzo Selam, nel quartiere romano de La Romanina, da lunedì 6 aprile in isolamento e circondata dall’esercito.

«Si poteva evitare. Ci si è mossi con troppo ritardo», commenta Donatella D’Angelo, medico e presidente dell’associazione Cittadini del Mondo, che da oltre dieci anni gestisce un presidio sanitario all’interno dello stabile: un edificio a vetri di nove piani, distaccamento dell’università Tor Vergata in stato di abbandono, dove dal 2006 in mancanza di una soluzione abitativa vivono centinaia di persone, donne, uomini e minori, in prevalenza titolari di protezione internazionale e provenienti da Somalia, Eritrea, Etiopia e Sudan, senza alcun sostegno istituzionale e con l’unica assistenza continuativa dei volontari di Cittadini del Mondo. Che ora denunciano: «Da settimane chiediamo dispositivi e presidi, nessuno ci ha ascoltato. L’arrivo dell’esercito ci lascia l’amaro in bocca».

Già il 22 marzo l’associazione lanciava l’allarme: «Abbiamo bisogno di aiuto. Le condizioni igieniche e di sicurezza sono precarie. La mancanza di aerazione e il sovraffollamento rendono gli ambienti insalubri trasformandoli in alleati per la diffusione del Covid-19». Condizioni note da anni: già nel lontano 2012 il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa dopo una visita le definiva «sconvolgenti». A tutto ciò non è mai seguita alcuna risposta istituzionale.

Un atteggiamento che si è riscontrato anche nel contesto attuale, finché il rischio annunciato si è fatto realtà, con il ricovero di quattro persone, due al Policlinico Tor Vergata, risultate purtroppo positive, e due sospetti allo Spallanzani, dichiarati negativi.

L’unica risposta per l’intera giornata di lunedì è stato l’esercito, a controllare l’area posta in isolamento. L’Asl è arrivata solo il giorno dopo, martedì, dietro pressione della Regione Lazio.

«Abbiamo dovuto fare moltissime telefonate prima di vedere un intervento. Io stessa ho chiamato l’Asl per informare circa i due ricoveri a Tor Vergata. I medici dell’azienda sanitaria locale quando sono arrivati hanno detto che non l’avevano saputo prima», afferma D’Angelo, evidenziando una grave mancanza di comunicazione tra la struttura ospedaliera e l’Asl.

Martedì la protezione civile ha montato nel piazzale di fronte all’edificio una tenda per il triage, mentre «per la parte sanitaria si procederà con la ricerca di eventuali sintomatici e, dove i medici lo ritenessero necessario, all’esecuzione del tampone», ha dichiarato l’assessore alla sanità della Regione Lazio D’Amato.

«Andavano fatti subito e a tappeto», risponde D’Angelo, evidenziando anche l’assenza di informazioni circa la necessità di isolamento preventivo in attesa degli esiti. Secondo la presidente di Cittadini del Mondo «è totalmente mancata l’organizzazione e la pianificazione di un intervento tempestivo».

Le uniche informazioni sono arrivate ancora una volta da Cittadini del Mondo, insieme a mascherine, guanti, gel igienizzante, saponi, candeggina, consegnati nei giorni scorsi dagli operatori dell’associazione, che da martedì sono in presidio fuori dall’occupazione.

«Ci ha chiesto la protezione civile di restare perché conosciamo le famiglie che vivono lì». Famiglie che inizialmente hanno rifiutato il cibo portato dalla protezione civile, per protestare contro le modalità con cui le istituzioni (non) hanno gestito la situazione e contro il fatto che, nonostante l’isolamento forzato, l’approvvigionamento di cibo non fosse stato predisposto in modo continuo e programmato.

Al momento la protezione civile di Roma Capitale ha consegnato 160 pacchi alimentari – per più di 800 persone – senza calendarizzare il successivo arrivo e il resto delle derrate sono state portate dall’elemosiniere del papa, padre Konrad Krajewski.

Per sopperire alle necessità si sta adoperando, ancora una volta, Cittadini del Mondo, che con l’assessorato alle politiche scolastiche e culturali del VII Municipio ha lanciato una colletta di beni alimentari.

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