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Finisce la campagna più lunga, Ostia al voto

Finisce la campagna più lunga, Ostia al voto

Roma Due settimane ad alta tensione, seggi blindati, l’esercito sorveglierà sul deposito delle schede elettorali. Decisivi gli astensionisti

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 19 novembre 2017

Sono due donne, entrambe insegnanti, a sfidarsi al ballottaggio per il municipio romano di Ostia. Monica Picca, di Fratelli d’Italia sostenuta dal centrodestra unito (hashtag della campagna social: «Fare bene») . Dall’altra Giuliana Di Pillo del Movimento 5 Stelle (slogan: «Il coraggio di cambiare tutti insieme»), che era la delegata della sindaca Virginia Raggi per il territorio di Ostia. Di Pillo si trova in vantaggio di 4 punti percentuali, che corrispondono a circa 2300 voti su 185 mila aventi diritto. Sarà ancora l’astensionismo a costituire la variabile principale: nel primo turno solo un elettore su tre si è recato alle urne. E lo spettro di un risultato poco autorevole perché frutto di un voto ancora più minoritario ha spinto lo stesso Marco Minniti, nella veste di ministro sceso in campo contro la mafia di Ostia, a fare appello al voto. Soltanto Mdp e Stefano Fassina di Sinistra Italiana hanno dato indicazione di voto (per il M5S). Tutti gli altri stanno a guardare, con interessi più o meno espliciti. Fa sfoggio di disinteresse, ad esempio, Luca Marsella di CasaPound, che al primo turno ha ottenuto il 9% tra le polemiche per le accuse di relazioni pericolose con il clan degli Spada. Proprio un esponente della famiglia radicata a Nuova Ostia, Roberto, aveva fatto pubblico endorsement per il partitino neofascista. E proprio lui, interrogato sulla sua posizione politica, ha aggredito un giornalista e un operatore di RaiDue.

Da quel momento Ostia è divenuto territorio sotto doppio controllo da parte di telecamere e politica. Quando Minniti è venuto a presiedere il comitato per l’ordine e la sicurezza ha stabilito misure di sorveglianza per questa giornata elettorale, che comincia alle 7 e finisce alle 23. Il questore Guido Marino, nei giorni scorsi, ha firmato un’ordinanza che prevede, tra le altre cose, la vigilanza dell’esercito sul deposito delle schede elettorali. Si prevede anche il controllo di «ogni plesso elettorale a partire dal giorno precedente le votazioni da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza. La vigilanza terminerà solo a definitiva chiusura dei seggi». Quasi a farsi beffe delle misure emergenziali e proprio dopo la manifestazione contro la mafia di giovedì scorso, la macchina di una troupe di La7 e la porta di un circolo del Pd sono stati danneggiati. Secondo gli investigatori, le modalità di quest’ultimo atto ricordano l’attentato che colpì un pub sul lungomare. Un gesto, quello, che serviva a dare un segnale ad un consigliere municipale Pd che presiedeva la commissione affari sociali durante l’amministrazione di Andrea Tassone,l’esponente dem condannato a 5 anni nel corso del processo «Mafia capitale», il cui arresto condusse al commissariamento del municipio di Ostia per un anno e mezzo fino a queste elezioni. Lo stesso pub, peraltro, venne chiuso per irregolarità nella somministrazione di cibo e offrì sponda logistica ad una delle cooperative di Salvatore Buzzi.

C’è poi il gigantesco affare degli stabilimenti balneari, che tra piccoli e grandi abusi, situazioni di fatto fossilizzatesi nel tempo, favori e sviste amministrative sono una giungla di interessi e ricatti reciproci e necessitano di un riordino. È un lavoro che l’amministrazione commissariale ha cominciato e che dovrà proseguire la nuova giunta: attorno alle spiagge della capitale ballano affari per centinaia di milioni di euro.
Troppi fattori in campo, molte le variabili impazzite, numerose le voci discordanti: è davvero difficile stabilire chi parte favorito. Tra mafie, corruzione, astensione record e neofascisti, il voto a Ostia è diventato troppo significativo per essere derubricato a faccenda locale. Al tempo stesso, però, si tratta di un territorio ancora incandescente, denso di contraddizioni e zone grigie. Il che ha spinto tutti i leader di partito a disertare gli eventi elettorali. Venerdì scorso da parte di Picca c’era Giorgia Meloni, che è inciampata in una foto con un altro esponente della famiglia Spada. Dal lato di Di Pillo c’erano Alessandro Di Battista e Virginia Raggi, che deve dimostrare di non subire il colpo di questa specie di voto mid-term nei suoi confronti.

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