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«A Mosca 300mila infettati». E il sindaco proroga il lockdown

«A Mosca 300mila infettati». E il sindaco proroga il lockdown – Ap

L’emergenza in Russia «A Mosca 300mila infettati». E il sindaco proroga il lockdown fino al 31 maggio, Mascherine presto obbligatorie, ma introvabili

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 8 maggio 2020

Il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin ieri ha firmato l’ordinanza con cui proroga il lockdown nella capitale fino al 31 maggio. Secondo il primo cittadino nelle ultime due settimane il numero di ricoverati non è aumentato. «Inoltre, oggi il numero di coloro che sono stati ricoverati è inferiore a quello di coloro che sono stati dimessi» ha affermato Sobyanin al canale Rossiya24. Malgrado ciò, con numero di infezioni in progressivo aumento (12 mila solo ieri di cui la metà a Mosca) i timori che il sistema sanitario della capitale possa non reggere ci sono, e ciò consiglia prudenza al sindaco.

Sobyanin ritiene che «sulla base degli studi di screening, il 2–2,5% della popolazione totale di Mosca, in termini numerici significa circa 300 mila persone, siano infettate», molte di più cioè dei 92 mila casi registrati finora. L’obiettivo della municipalità è di evitare che il numero degli infettati superi la soglia critica del milione. Inoltre, dal 12 maggio, verrà introdotto un regime di uso obbligatorio di mascherine e guanti nei movimenti in strada e sui mezzi di trasporto, pena multe del valore di 50 euro in rubli. Un bel problema visto che ancora oggi nelle farmacie cittadine la carenza di questi prodotti è generalizzata. Non si parla ancora di distribuzione gratuita delle mascherine come vorrebbero i partiti dell’opposizione (i comunisti e Russia Giusta), ma la municipalità ha annunciato che mascherine e guanti sono disponibili per l’acquisto in distributori automatici in 23 stazioni della metropolitana a prezzi popolari (un set di mascherina e guanti si aggira sui 60 centesimi di euro). E i datori di lavoro sono invitati a fornire gratuitamente i mezzi per proteggersi ai lavoratori.

Come abbiamo già evidenziato il lockdown non vale per le aziende «produttive» e dal 18 maggio torneranno al lavoro anche le aziende edili, vero e proprio polmone economico-finanziario della capitale. Questo trattamento di favore sta facendo storcere non poco il naso al frastagliato ma immenso mondo del piccolo business che si sente lasciato solo. Secondo un sondaggio di Interfax circa la metà dei piccoli negozi a conduzione familiare non ce la faranno a riaprire a giugno e andranno verso il fallimento. O come nel caso di parrucchiere e estetiste sono già sprofondate nel mondo del lavoro a nero a domicilio.

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