Trex Proffitt in campagna elettorale
Trex Proffitt in campagna elettorale
Internazionale

«A Halloween qui non accettano dolcetti dai democratici»

Pennsylvania in bilico Intervista a Trex Proffitt, candidato pro-Kamala in una contea che da 150 anni vota repubblicano
Pubblicato un giorno faEdizione del 29 ottobre 2024
Marina CatucciPITTSBURGH

Trex Proffitt è in corsa da democratico per l’elezione al Senato dello Stato della Pennsylvania in rappresentanza del Distretto 13, «un distretto che da 150 anni vota per i repubblicani», ci spiega. Ha 57 anni, laureato a Yale, è un insegnante ed ex professore di economia. «La mia prima priorità è proteggere i diritti civili e le libertà di tutti i cittadini – dice -. È triste doverlo sottolineare, ma dobbiamo difendere i diritti delle donne, della comunità Lgbtq+, i nostri giovani e i nostri vicini immigrati. Sto facendo una campagna capillare e probabilmente non riuscirò a vincere, ma in quest’area i democratici non corrono mai per più di un mandato. Perdono e poi si ritirano. Io invece ho promesso che correrò anche alle prossime elezioni. Quindi questa campagna è solo l’inizio. La faccio per me e la uso per spingere il voto a Kamala Harris. Vado casa per casa, per me a livello locale e poi parlo di lei a livello nazionale».

Cosa sta caratterizzando questa campagna elettorale?

Da una parte l’attenzione mediatica, nazionale e internazionale che sta interessando la nostra zona, visto che è nelle contee della Pennsylvania che si giocherà il risultato. Dall’altra il livello di tensione politica. Fino a 8 anni fa c’era rispetto reciproco fra democratici e repubblicani, ora sull’appartenenza politica si spaccano famiglie. Io metto lo spartiacque a luglio 2020, le manifestazioni per George Floyd. Più lì che al 6 gennaio. Le manifestazioni di Black Lives Matters hanno operato una divisione fra quelli per cui ciò che era accaduto era inaccettabile e chi no. Un evento come quello accade in ogni comunità, non era un fenomeno isolato.

Quali diritti sono più in pericolo al momento?

Purtroppo sono diritti basici: il diritto delle donne a prendere le decisioni mediche necessarie sul loro corpo, quello di difendere l’accesso al voto per tutti, proteggere studenti, insegnanti e bibliotecari da chi vuole vietare i libri, il diritto a un salario minimo di almeno $15 l’ora. Molti pensano che l’approccio di Trump di rimettere tutto nelle mani degli Stati sia indolore. Non è cosi. Resto sull’esempio dell’aborto. In Pennsylvania non è vietato, per ora, e alcuni piani di assicurazione sanitaria privata coprono i costi dell’aborto, ma Medicaid e i piani acquistati tramite l’Affordable Care Act (ACA) o Pennie non lo fanno, tranne in determinate circostanze, come pericolo di vita, stupro e incesto. La strada giusta è porre rimedio a questo, perché già così è un approccio sbagliato.

Che difficoltà ci sono a fare campagna elettorale da democratico in una contea tradzionalmente Gop?

«Ho un nome bizzarro, Trex, e su questo gioco, partecipo alle parate accompagnato dal pupazzo di un T-Rex. I bambini lo vedono e lo adorano, ne sono attratti, ma gli adulti quando capiscono che siamo dem iniziano a insultarci e a gridarci parolacce. Poi magari si inizia una conversazione ma l’approccio iniziale è questo.

A sostenere la sua candidatura c’è una base di attivisti molto motivati fra cui anche sua madre…

Vado al mercato nei giorni di apertura a fare volantinaggio per Trex, e spesso le donne silenziosamente prendono i volantini e vanno via. Una mi ha detto che il marito voleva che si registrasse come repubblicana. «Fallo, poi nessuno vede davvero come voti», le ho detto. Ci confrontiamo anche con queste cose. Alcuni mi hanno chiamato «baby killer», come se volessi uccidere i neonati. Ora è Halloween, quando distribuisco i dolciumi i genitori dicono ai figli: «Non accettare le caramelle dai democratici!».

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