Internazionale

A Gaza la pioggia porta via le tende, l’Onu non sa come sostituirle

Alla ricerca di sopravvissuti tra le macerie di una casa a Sheikh Radwan, a Gaza foto ZumaPress/Mahmoud IssaAlla ricerca di sopravvissuti tra le macerie di una casa a Sheikh Radwan, a Gaza – ZumaPress/Mahmoud Issa

Davanti agli occhi Dopo un'estate torrida, ora arrivano le alluvioni. E intanto proseguono i raid israeliani contro case e auto: da nord a sud decine di uccisi, tanti bambini

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 25 settembre 2024

Un’estate torrida ha afflitto gli sfollati di Gaza, quasi l’intera popolazione di 2,3 milioni di persone: ha reso ancora più insopportabile la carenza di acqua e ha fatto proliferare malattie tra le montagne di immondizia in mezzo alle tendopoli e una rete fognaria collassata. Ora arriva la pioggia, che trascina via i deboli rifugi degli sfollati.

«Le tende sono state portate via, gli averi delle persone distrutti», riporta Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Un incubo senza soluzione di continuità, una quotidianità di umiliazione e dolore, aggravata dall’impossibilità delle istituzioni internazionali di sostituire quello che scompare. Che sia la sanità, la scuola o un tetto sulla testa: «Non ci sono abbastanza tende e teloni».

AD AL-MAWASI, la tendopoli sorta su quello che era un terreno agricolo lungo il mare, vivono oltre un milione di palestinesi: ieri l’Ap raccontava di bambini scalzi che insieme ai genitori provavano a recuperare qualche oggetto dal fango. Coperte, vestiti, ma anche cibo in scatola.

In tale contesto il ministero degli esteri dell’Autorità nazionale palestinese coglie il punto: il conflitto che si allarga in Libano distrarrà dall’offensiva israeliana su Gaza. Secondo l’Anp è una delle ragioni dietro la pesante operazione di Tel Aviv nel paese vicino. Eppure a Gaza non è cambiato nulla. Ieri un bombardamento su una casa nel campo profughi di al-Bureij, ha ucciso tre palestinesi, due erano bambini; un raid a Gaza City ha centrato la casa della famiglia Ahmed uccidendo quattro persone, di cui due bambini; a Rafah lo stesso: cinque vittime.

Il bilancio, fino a ieri sera, superava i 40 uccisi, soprattutto nel centro e nell’est, mentre a sud i carri armati israeliani si muovevano dentro Rafah, facevano saltare in aria alcune abitazioni e si scontravano con i combattenti palestinesi. Hamas e Jihad islami hanno colpito i tank con razzi anti-carro e colpi di mortaio.

A NUSEIRAT diversi raid aerei hanno ucciso 14 palestinesi, di cui tre donne; a Khan Younis una serie di bombardamenti ha provocato sette vittime; e a Deir al Balah un drone ha centrato un’auto, altri due uccisi che portano il bilancio accertato dal 7 ottobre a oltre 41.400 uccisi, a cui si aggiungono 95mila feriti (un quarto con disabilità permanenti) e almeno 10mila dispersi.

Intanto in Israele il silenziatore della protesta colpisce anche i bambini. Secondo il Times of Israel, una scuola di Be’er Sheva (Bir al-Saba’) una 13enne palestinese è stata sospesa per tre giorni per aver espresso dolore per i bambini di Gaza, «uccisi, affamati e senza una casa».

Di fronte agli insulti e le minacce degli studenti, gli insegnanti non sono intervenuti ma l’hanno condotta dal preside, generando paura tra gli alunni palestinesi che da due giorni non si presentano a scuola. La punizione giunge mentre l’Onu denuncia la distruzione del 68% dei terreni agricoli di Gaza (102 km²) da parte dell’esercito israeliano.

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