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A Est piace «l’uomo forte»: Afd conquista il suo primo sindaco

A Est piace «l’uomo forte»: Afd conquista il suo primo sindaco

Germania Boom di voti in Sassonia-Anhalt. Ma c’è bisogno di 1,5 milioni di immigrati

Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 luglio 2023

L’ultima tornata elettorale in Germania rischia di provocare una reazione a catena nella destra europea. Innescata in Sassonia-Anhalt due giorni fa con il boom di Afd che è riuscita a far eleggere il suo primo sindaco, è destinata a investire in pieno il campo dei conservatori e nazionalisti già ampiamente spaccato sulle future alleanze a Bruxelles.

Friedrich Merz, segretario della Cdu, tiene sempre il punto sul tabù di includere i fascio-populisti nel Ppe, ma non mantiene più gli elettori cristiano-democratici soprattutto nella Germania-Est. Fuori dai confini, invece, il ritorno di consenso ad Afd ricade su Bruxelles ma ancora prima su Roma.

«Mai con Afd» scandito dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, non collima con le bottiglie stappate nella Lega di Matteo Salvini, tantomeno con l’imbarazzo della premier Giorgia Meloni impegnata a prendere le distanze dagli Alternativi per la Germania spiegando a gran voce che a differenza dei Fratelli d’Italia non sono atlantisti.

Genera grande sorpresa il primo borgomastro nero, nonostante non fosse proprio impossibile vederlo arrivare, alla guida del suo furgone blu, mentre sparava slogan contro i profughi (perfino) dell’Ucraina: «Non siamo l’ufficio mondiale dell’assistenza sociale».

Così il primo punto del programma vincente di Hannes Loth, 42 anni, detto il «contadino», che domenica al ballottaggio ha conquistato il Comune di Raguhn-Jessnitz dopo aver incassato oltre il 40% al primo turno.

Perito agrario con reddito dichiarato tra 80 e 120 mila euro lordi annui, dal 2016 è deputato del Landtag della Sassonia-Anhalt dove è stato rieletto nel 2021. Otto anni fa aveva provato a diventare sindaco di Köthen, altro piccolo municipio della zona, incassando appena il 2,1% dei voti.

Poi la pandemia quindi la campagna contro la «dittatura di Merkel» fra i borghi della regione prima della singolare critica alla svolta ecologista che ha fatto breccia tra gli agricoltori sassoni. Al contrario della linea prevalente all’interno di Afd, Loth non ha mai negato il cambiamento climatico provocato dall’uomo, anzi, la sua critica alla politica climatica dei Verdi è che «non funziona» e quindi non conviene.

«Stiamo osservando Loth da tutta la Germania» è il riconoscimento del leader nazionale di Afd, Tino Chrupalla, ma ieri ha puntato i riflettori sul «fenomeno» iscritto al partito fin dalla fondazione nel 2013 anche la candidata-cancelliera, Alice Weidel, sempre in prima linea nella battaglia sovranista.

Prima che l’economista Monika Schnitzer le facesse fare un balzo dalla sedia diffondendo lo spaventoso numero di immigrati necessari all’economia nazionale. «Per mantenere la propria forza lavoro la Germania ha bisogno di 1,5 milioni di immigrati all’anno, se vuole avere 400 mila nuovi cittadini» specifica l’esperta in controtendenza con il piano di forte contenimento dei migranti proposto dalla destra: «Abbiamo urgentemente bisogno di una cultura dell’accoglienza. In particolare di Uffici-stranieri che non spaventino gli immigrati ma offrano servizi. Non dovremmo pretendere che per qualsiasi impiego i lavoratori qualificati stranieri debbano conoscere il tedesco bensì assicurarci che all’Ufficio-stranieri conoscano l’inglese».

Difficile spiegarlo nella Germania Est dove meno della metà è soddisfatta della democrazia. Lo sottolinea l’analisi dell’Istituto «Else Frenkel-Brunswik» dell’Università di Lipsia su 3.546 residenti nella ex Ddr. «In Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia il potenziale per la destra e i neonazisti di trovare elettori è particolarmente elevato. Un cittadino su due vuole un partito forte che incarni la comunità nazionale intesa non come diversità di persone ma come società völkisch. La nostra ricerca mostra come ormai molti tedeschi della Germania orientale hanno smesso di chiedere maggiore partecipazione democratica e salvaguardia dei diritti ma vogliono la sicurezza dello Stato autoritario».

Colpa della riunificazione malriuscita da cui «un quarto si sente uscito come perdente e nemmeno la metà si definisce vincitore». In parallelo lo studio rileva «l’alto tasso di approvazione dei cittadini dell’Est per le dichiarazioni xenofobe, respinte solo da un’esigua minoranza».

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