“Rompere la barriera, affrontare la dimensione transnazionale” è lo slogan scelto dalla Transnational Social Strike Platform (TSS) per lanciare il suo prossimo meeting, che si terrà a Bologna dal 27 al 29 ottobre. 150 persone – femministe e sindacalisti, migranti, operai e lavoratrici ‘essenziali’, organizzazioni ecologiste, queer e antirazziste – provenienti da una ventina di paesi – Belgio, Canada, Croazia, Danimarca, Germania, Inghilterra, Francia Georgia, Grecia, Italia, Kurdistan, Kyrgyzstan, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Turchia, Usa, Russia, Ucraina ‒ si incontreranno per raccogliere una sfida organizzativa che richiede in primo luogo la riattivazione di un’immaginazione politica messa sotto sequestro dalla guerra.

Tre momenti di plenaria – una di apertura dedicata alle sfide di un presente in cui si intrecciano guerra, consolidamento delle destre, razzismo, crisi climatica e sfruttamento; una organizzata dalla Permanent Assembly Against the War, nata all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina e che oggi fa i conti con il massacro in corso a Gaza e la sua proiezione globale; una conclusiva, che ambisce a consolidare ed espandere la TSS platform come «infrastruttura politica per la politica transnazionale» ‒ e tre laboratori – sul conflitto di classe climatico; sulle condizioni razziste, patriarcali e neoliberali che incidono sulla «riproduzione delle nostre vite»; sulle possibilità dell’organizzazione transnazionale – scandiscono un programma denso e ambizioso.

Denso perché ha la pretesa di radicare l’iniziativa nella complessità del presente, contrastando la frammentazione prodotta dai processi transnazionali di sfruttamento e governo del conflitto e del movimento sociale; ambizioso, perché non si limita a creare lo spazio per un confronto tra esperienze di lotta diverse, ma pretende di offrire loro la possibilità di trasformarsi e potenziarsi in una nuova cornice di comunicazione politica e organizzazione.

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«Transnazionale» non è il nome di una dimensione spaziale, ma di un processo disordinato nel quale si intrecciano e si scontrano forme di sfruttamento e oppressione – capitale finanziario e reti logistiche, catene globali del valore e della cura, tentativi degli Stati nazione di garantire i processi di valorizzazione governando in maniera più o meno violenta i movimenti di insubordinazione che vi si oppongono – e insorgenze che danno allo «sciopero sociale transnazionale» la consistenza di un processo vivo: la libertà in movimento dei migranti che sfidano i confini mettendo in crisi le istituzioni politiche nazionali e internazionali; la lotta manifesta e sotterranea, singolare e collettiva, delle donne contro la violenza maschile; gli scioperi contro l’impoverimento dei salari, contro il prolungamento indefinito del tempo della vita messa al lavoro, e quelli per affermare il potere di lavoratori e lavoratrici su una transizione verde che sempre più si presenta come un progetto di sfruttamento, anziché di giustizia climatica.

«Transnazionale» è anche il nome ‒ e il processo che da anni è in corso ‒ di un’urgenza organizzativa, che non ha soluzioni date ma insiste sulla necessità di farsi carico delle diverse condizioni materiali e istituzionali in cui si attivano le lotte facendone non un limite, ma una risorsa.

Lungi dal proporre un’alternativa o un’opposizione tra la dimensione locale e transnazionale dell’organizzazione, il meeting di Bologna aspira a mostrare il loro rapporto indissolubile, ed è una possibilità aperta di contribuire alla costruzione di un discorso politico capace di rendere visibili, amplificare e mettere in comunicazione lotte che appaiono altrimenti frammentate e contingenti. Di fare cioè dello «sciopero sociale transnazionale» un progetto realistico per acquisire la forza necessaria a contrastare la logica della guerra che pretende di imporre il neoliberalismo patriarcale e razzista come unica alternativa possibile.

La Transnational Social Strike Platform ha iniziato a organizzarsi alla conclusione del processo di Blockupy, il movimento di contestazione della BCE e delle politiche di austerity. A partire dal 2016, ha organizzato meeting a Poznan, Parigi, Berlino, Stoccolma, Londra, Lubiana, Tbilisi e, dopo la pandemia, a Sofia e Francoforte.

Per informazioni sul meeting di Bologna e per partecipare, QUI  e tssmeetingbologna@gmail.com