51 anni di Fronte Polisario. E di inerzia dell’Onu
Sahara Occidentale Storia dell'organizzazione che rappresenta il popolo saharawi e la sua lotta. Quando nacque, nel 1973, parlavano le armi. E oggi viene messo di nuovo in un vicolo cieco
Sahara Occidentale Storia dell'organizzazione che rappresenta il popolo saharawi e la sua lotta. Quando nacque, nel 1973, parlavano le armi. E oggi viene messo di nuovo in un vicolo cieco
51 anni di lotta contro l’occupazione e la colonizzazione del Sahara Occidentale. Il Fronte Polisario – abbreviazione spagnola di Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro – è stato fondato nel 1973 per ottenere l’indipendenza del Sahara occidentale prima dalla colonizzazione spagnola e, dopo il 1975, dall’occupazione di Marocco e Mauritania.
Dalla sua creazione il Polisario ha organizzato la propria lotta di liberazione attraverso le armi – stabilendo le proprie basi operative in Algeria, a Tindouf – ed è stato riconosciuto dall’Onu come «legittimo rappresentante del popolo saharawi». Dopo il ritiro della Spagna franchista, che ha favorito la successiva invasione di Marocco e Mauritania, il Fronte ha continuato la propria lotta fino alla resa dell’esercito mauritano nel 1979 e al cessate il fuoco con Rabat del 1991, sancito attraverso la missione di pace Minurso che decretava «l’organizzazione di un referendum nel Sahara Occidentale».
Nel 1976 il Polisario ha fondato nei territori liberati uno Stato, la Repubblica araba saharawi democratica (Rasd) – membro effettivo dell’Unione Africana (Ua) -, separato dal resto dei territori occupati dal famigerato «muro della vergogna» che attraversa il paese da nord a sud per oltre 2mila chilometri. Il piano di pace della Minurso non è mai sfociato nell’organizzazione del referendum a causa della volontà di mantenere lo status quo da parte di Rabat, che ha il sostegno in sede Onu di Francia e Usa, a favore di un piano di «autonomia» presentato dal Marocco nel 2007, come alternativa alla volontà del popolo saharawi di decidere sul proprio futuro.
La resistenza armata è ripresa nel novembre 2020, dopo la violazione del cessate il fuoco da parte del Marocco, mentre la resistenza all’occupazione dei territori occupati non è mai cessata attraverso azioni di disobbedienza e manifestazioni di protesta pacifiche, che hanno visto come vere protagoniste della lotta nonviolenta le donne saharawi.
I Saharawi restano uniti attorno al Polisario, malgrado le divisioni tra i “pacifisti” chi è per la ripresa della lotta armata. Il compromesso è stata la rielezione nel gennaio 2023 a segretario generale di Brahim Ghali, anima storico-politica del Fronte Polisario ma anche tra i principali esponenti militari della lotta di liberazione. «L’inerzia dell’Onu non ci lascia altra scelta che intensificare la legittima lotta armata per difendere il nostro inalienabile diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza», ha detto alla sua rielezione. (s.m.)
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