Le dimissioni dell’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes raccolgono il giudizio molto netto da parte del Pd. «Il governo Meloni ha raggiunto il suo obiettivo: fare il pieno di poltrone in Rai», spiegano Sandro Ruotolo, responsabile informazione, cultura e memoria nella segreteria del Pd e Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione parlamentare di Vigilanza Rai. I due esponenti dem stigmatizzano quello che definiscono il «decreto contra personam» varato la settimana scorsa dall’esecutivo per liberare la casella del San Carlo di Napoli. Una norma che considerano utile unicamente ad «accelerare il valzer di nomine e cambiare la narrazione della più grande azienda culturale e informativa italiana. Dov’era l’urgenza di azzerare e di nominare i nuovi vertici? Nei conti? Negli ascolti? No. L’unico scopo era quello di epurare una buona gestione per far spazio ai loro uomini».

La reazione del Movimento 5 Stelle, invece, intreccia la critica politica a velate avances alla maggioranza che sostiene il governo. Questa differenza di tono salta ancora più a gli occhi se si tiene conto del tentativo consumatosi nei giorni scorsi tra Giuseppe Conte e Giorgia Meloni per fare asse sulle nomine e dare il Tg1 a Gian Marco Chiocci, attuale direttore di Adnkronos. «Prendiamo atto delle dimissioni dell’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes, la cui gestione del servizio pubblico è stata deficitaria sotto molti aspetti – dicono in una nota gli esponenti del M5S in commissione di Vigilanza Rai – È chiaro che a questo punto si pone come ancora più urgente un rilancio del servizio pubblico, alla luce della paralisi denunciata dallo stesso Fuortes».

I pentastellati fanno riferimento al messaggio di dimissioni di Fuortes, alle sue parole sull’interesse dell’azienda da tutelare, e chiedono che spieghi tutto nel corso della sua audizione fissata in Vigilanza la prossima settimana. Poi dicono che il M5S è «pronto a sedersi al tavolo» allo scopo di «avviare l’iter di un grande piano di riforma del servizio pubblico, capace di liberare la Rai dal dibattito soffocante incentrato esclusivamente sulle nomine e sulle poltrone».

Più espliciti, dal Partito democratico, Ruotolo e Graziano: affermano chiaramente di considerare il passo indietro di Fuortes alla stregua di «un’epurazione a scopi politici». «Faremo di tutto per difendere libertà e autonomia della più grande azienda culturale italiana – proseguono – Perché a un anno dalla scadenza degli organi e dopo aver approvato il bilancio qualche giorno fa all’unanimità di fatto costringono l’Amministratore delegato alle dimissioni. Noi ci opporremo alla occupazione di tutti gli spazi che sta agendo la maggioranza e difenderemo il pluralismo e la libertà dell’informazione. Bisogna procedere con la riforma della governance. L’esecutivo deve fare un passo indietro. La Rai è un bene di tutti. Dobbiamo difendere il servizio pubblico da chi, all’interno della stessa maggioranza, lo vuole privatizzare».

Proprio ai leader di Pd e M5S si rivolge Nicola Fratoianni, auspicando una mobilitazione comune. «Si parla di informazione, e quindi è questione di libertà e di democrazia – sostiene il segretario di Si e deputato di Alleanza Verdi Sinistra – Mi rivolgo innanzitutto a Conte e Schlein: è necessaria una risposta forte e decisa delle opposizioni. Opposizioni che su questo punto devono essere unite: serve un’iniziativa comune in Parlamento e fuori, nel paese, per salvaguardare un bene comune cosi prezioso e delicato».