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21 Luglio: «Offesa alla Corte Europea, così si perde fiducia nella democrazia»

21 Luglio: «Offesa alla Corte Europea, così si perde fiducia nella democrazia»Sgombero del Camping River – LaPresse

Camping River Parla il presidente dell'associazione, Carlo Stasolla:«Un centinaio di uomini, donne e bambini, già in condizioni di estrema fragilità saranno esposti a un’ancora maggiore vulnerabilità»

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 27 luglio 2018

«Da oggi chi vive in Italia non può dare per scontati i diritti umani fondamentali». È sconcertato Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 Luglio che aveva assistito tre nuclei di rom per la presentazione del ricorso a Strasburgo.

Martedì scorso era andato in Campidoglio a presentare la petizione firmata da centinaia di romani contrari allo sgombero di Camping River. Quando era arrivato il giudizio che in un primo momento aveva bloccato tutto, dalla 21 Luglio avevano salutato la vittoria dei Davide contro il Golia della politica. Ma non è servito.

Che cosa rappresenta lo sgombero del Camping River?

Di sgomberi purtroppo ne abbiamo visti tanti. Si presentano scene atroci, da non dormirci la notte. In questo caso, però, siamo di fronte a una situazione ancora peggiore. C’è un’aggravante che costituisce un precedente pericoloso: il gesto scellerato che offende in maniera sprezzante l’autorità e le funzioni della Corte europea. Un centinaio di uomini, donne e bambini, già in condizioni di estrema fragilità saranno esposti a un’ancora maggiore vulnerabilità.

Lo sgombero è arrivato prima che la Corte di Strasburgo potesse esprimersi sulle carte del governo italiano.

Noi le avevamo lette e con i nostri avvocati abbiamo presentato le controdeduzioni. Non ci saremmo aspettati un’accelerazione del genere, che potrebbe essere dovuta al timore di una censura ulteriore proveniente da Strasburgo. Presentano questo abuso come riappropriazione di sovranità contro i diktat europei, secondo uno schema adoperato diverse volte da questa maggioranza.

Cosa ne sarà delle persone che vivevano in quel posto?

In pochi hanno accettato i ricoveri di emergenza. In queste ore stiamo apprendendo che anche tra quei pochi alcuni stanno rinunciando, non vogliono che il loro nucleo familiare si divida. Preferiscono rimanere in mezzo a una strada. In questi giorni abbiamo cercato di spiegargli che ancora ci troviamo in uno stato di diritto, che l’Europa difende le minoranze e che non tutto era perduto. Ma adesso dubito che avranno ancora fiducia nelle istituzioni e nelle garanzie democratiche.

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