Evitare che la rivolta riparta nelle periferie nel fine settimana della festa nazionale del 14 luglio, per cercare di riprendere la mano, magari anche con un rimpasto governativo o addirittura con un cambio di primo ministro.
Emmanuel Macron non ha rispettato la tradizione dell’intervista del 14 luglio, istituita da Giscard d’Estaing, ma l’Eliseo ha fatto sapere che «nei prossimi giorni» il presidente parlerà ai francesi: scadono difatti i «100 giorni» che Macron si era fissato per «pacificare il paese» e «voltare pagina», dopo la lunga sequenza della protesta per le pensioni (ma la Cgt ha già fatto sapere di avere l’intenzione di riprendere la battaglia in autunno). La «pacificazione» però non ha avuto luogo, le fiamme hanno bruciato la narrazione politica che l’Eliseo aveva voluto imporre.

La notte del 13 è stata quasi calma (94 fermi, una scuola elementare bruciata a Mont-Saint-Martin in Mosella). Il ministero degli Interni ha dispiegato 130mila agenti, tra poliziotti, gendarmi e pompieri, la prima ministra Elisabeth Borne ha proibito la vendita e il trasporto di fuochi d’artificio, per togliere le “munizioni” della rivolta. Molti comuni travolti dall’infiammata di due settimane fa hanno rinunciato alle celebrazioni del 14 luglio, creando però del risentimento tra la popolazione e alimentando i discorsi sull’”invasione” portati dall’estrema destra.

NEPPURE LE CELEBRAZIONI sugli Champs Elysées di ieri sono state di tutta tranquillità. Difatti, divampa la polemica sull’invito al primo ministro indiano, Narendra Modi, ricevuto in tutta pompa prima al défilé e poi con una mega-cena con 200 invitati al Louvre.

Il tema dei fuochi d’artificio di ieri notte sparati dalla Tour Eiffel in presenza di Modi, senza ironia, è stato «La libertà», mentre il premier indiano è stato contestato con manifestazioni, giovedì a Parigi, proprio per la deriva autoritaria ormai in marcia dal 2014. Persino dall’Europarlmento a Strasburgo è venuta una protesta dei cinque principali gruppi politici, contro la «retorica nazionalista» di Modi. Ma l’India è un partner destinato a contare sempre di più, geopolitico e economico: Modi ha confermato a Parigi l’acquisto di 26 Rafale-Marine e di 3 sotto-marini Scarpène (non si sa a quale prezzo, ma la vendita di 36 Rafale all’India nel 2016 era stata fatturata 8 miliardi).

LA FRANCIA è il secondo fornitore di armi all’India (dopo la Russia) e mentre New Delhi gioca la carta dell’autonomia geopolitica (all’Onu non ha votato contro l’aggressione russa all’Ucraina), l’occidente scommette sull’India in funzione anti-Cina (Modi di recente è già stato invitato con tutti gli onori da Joe Biden e in Australia). Un invito «totalmente cinico» per i critici quello di Macron, mentre la bilancia commerciale francese incassa anche una mega-ordinazione di 500 aerei Airbus da parte dell’India (la più grande della storia, per un valore di 50 miliardi di dollari).

In attesa di far conoscere eventuali cambiamenti governativi, Macron ha annunciato per settembre l’apertura degli «Stati generali dell’informazione», mentre il Journal du Dimanche è sempre in sciopero per protestare contro l’arrivo di un direttore di estrema destra scelto dal nuovo proprietario, il miliardario Vincent Bolloré.