Prima la cerimonia solenne in Comune, poi il corteo silenzioso. Bologna ha ricordato così la strage del 2 agosto 1980. Si parte da piazza Nettuno, lo slargo della fontana simbolo della città assieme alle celebri torri. Si percorre la centralissima via Indipendenza fino ad arrivare a piazzale Medaglie d’Oro, la sede della stazione centrale. Lì quarantatrè anni fa una bomba dilaniò la sala d’attesa gremita di persone che partivano per le vacanze estive.

Lì ieri tre fischi alle 10:25, l’ora della tragedia, hanno annunciato il minuto di silenzio. Ad aprire il corteo uno striscione bianco tirato sù con dei bastoni. Sopra, in nero, la scritta: «Bologna non dimentica». Subito dietro un secondo drappo ricorda il bilancio di quella strage: ottantacinque morti e duecento feriti. Il peggior attentato della storia repubblicana.

ALLA CERIMONIA presenziano tutte le autorità locali. Il sindaco Matteo Lepore, il governatore Stefano Bonaccini, il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi. A rappresentare il governo, come annunciato, è il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Una figura tecnica, che evita imbarazzi politici per un governo le cui forze di maggioranza alla matrice fascista dell’attentato non hanno mai creduto del tutto. Ma anche un uomo legato alla città: Piantedosi si è laureato in giurisprudenza a Bologna, e di Bologna è stato prefetto.

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«È una giornata molto importante per come ho vissuto nei trent’anni di vita qui» dichiara il ministro. Assieme alle istituzioni in piazza si vede l’attivista egiziano Patrick Zaki, appena nominato cittadino onorario del capoluogo emiliano, e la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. «Essere qui è un dovere» spiega Zaki «anche come segno di riconoscenza».

A Palazzo d’Accursio, nel momento dei discorsi, emergono tutte le tensioni accumulate alla vigilia. «Come fate a dire che la strage è di destra quando tutti i vari partiti di governo hanno firmato una richiesta di una commissione per vedere l’interessamento estero sulle stragi?». Parole rivolte all’indirizzo di Piantedosi e pronunciate da Paolo Bolognesi. Un attacco diretto in primis al ministro della giustizia Nordio, il quale si era detto concorde con l’ex terrorista Cavallini quando ha sollevato un vizio di forma relativo al suo processo.

«Un ministro della Repubblica, per proteggere degli efferati terroristi, mente spudoratamente al Parlamento» dice Bolognesi. E la piazza, quando sente il nome del guardasigilli, inizia a fischiare. «Lo Stato cammina con voi, non si sottrae alla responsabilità di proiettarsi nel passato» risponde Piantedosi., e parla di «una condivisione senza riserve che non ammette oblio, e che parte dal riconoscimento delle verità giudiziarie acquisite».

È LA COSA PIÙ VICINA a “matrice neofascista della strage” a cui il ministro dell’interno riesce ad arrivare, ma anche a lui, come a Giorgia Meloni, la parola “fascista” non esce di bocca. Non è abbastanza per il presidente dell’associazione familiari delle vittime, che confida ai giornalisti di non essere soddisfatto.

SULLA STESSA LINEA il sindaco Lepore e la segretaria Schlein, che della regione Emilia-Romagna era stata vicepresidente. «Sappiate che l’amministrazione comunale di Bologna e l’associazione delle vittime dei familiari si è opposta e continuerà ad opporsi a questi continui e nefasti tentativi di ribaltare la verità» dice il primo. «Le evidenze processuali già chiariscono che questa è stata una strage di matrice neofascista e anche con un intento eversivo» gli fa eco la seconda. E la piazza torna a fischiare quando Lepore cita i nomi degli esponenti di Fratelli d’Italia che hanno proposto nuove commissioni d’inchiesta sul terrorismo.

Ancora più dura è la sinistra radicale: Potere al Popolo decide di abbandonare la cerimonia. Spiega le ragioni la portavoce Marta Collot: «Non possiamo restare nella stessa piazza di Piantedosi. Pensiamo sia una manifestazione sterile, se non si considerano responsabilità fasciste».

LA GIORNATA BOLOGNESE si è conclusa con altri due eventi. Prima il ricordo dei tassisti morti nella strage, tenuta nella sede della cooperativa Cotabo. Poi la sera in piazza Maggiore, con la premiazione del concorso musicale «2 agosto». Anche dopo quarantatré anni, Bologna non vuole dimenticare.