Visioni

«War Game», le elezioni Usa e il «fantasma» dell’insurrezione

«War Game», le elezioni Usa e il «fantasma» dell’insurrezioneUna scena da «War Game» (2024) di Tony Gerber, Jesse Moss

Sundance Il film di Jess Moss e Tony Berger è una simulazione sui pericoli nella realtà politica americana di oggi. Un’organizzazione tipo QAnon, la rivolta contro il presidente eletto

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 26 gennaio 2024

L’oggetto più strano di Sundance 2024 è, quasi letteralmente, un video game che atterra a Park City in corto circuito con i risultati delle primarie del New Hampshire.
Come in Boys State (al festival nel 2020) e in Girls State (in programma quest’anno), diretti da Jesse Moss e Amanda McBain, abbiamo visto dei liceali impersonare ruoli e funzioni di un governo statale, anche il punto di partenza di War Game è una simulazione, basata sull’ ipotetico scenario di quello che potrebbe succedere il 6 gennaio 2025, nel caso uno dei due candidati alla presidenza non accettasse di essere stato sconfitto alle urne. Immaginare il 6 gennaio 2021, solo molto peggio.

A INTERPRETARE la simulazione, architettata non da uno sceneggiatore hollywoodiano, ma dalla non partisan Vet Voices Foundation (che intende trarne un rapporto da presentare al Pentagono), sono una manciata di ex membri del governo e dell’esercito Usa – personaggi che abbiamo visto per anni, in mezzo busto, su Cnn o Cspan – come i senatori Doug Jones, Heidi Heitkamp e Steve Bullock, o il comandante delle forze Nato Wesley Clark.

Con la regia di Jesse Moss e Tony Berger, e interamente raccontato da un’ipotetica situation room della Casa Bianca, War Game è la ripresa della reazione del governo di Washington a un’insurrezione che, da un secondo assedio al Campidoglio (dove le Camere sono riunite per contare i voti del collegio elettorale e ufficializzarne il risultato) si estende a macchia d’olio negli stati. Artefice del nuovo coup è un’organizzazione immaginaria, l’Ordine di Colombo, ispirata a QAnon e a gruppi di estrema destra come i Proud Boys e Oath Keepers. I capi della rivolta – che il Presidente rieletto ha sei ore per «spegnere» – sono interpretati da veterani dell’Iraq, come Christopher Goldsmith e Chris Jones, che hanno messo a frutto la loro esperienza nell’esercito per studiare e combattere il terrorismo domestico. Nella «regia», che sovrasta la situation room, ci sono i membri di Vet Voices, tra cui spiccano la fondatrice Janessa Goldbeck, giovane ex militare anche lei, e il volto noto di Alexander Vindman ( il luogotenente colonnello, incaricato degli affari Europei, licenziato dall’allora presidente Trump per aver reso pubblica la sua telefonata ricattatoria a Zelensky).

IL TUTTO sa molto di West Wing e, nel ruolo del presidente, Bullock (ex senatore democratico del Montana) sembra fatto apposta per incarnare una versione moderata del leader Usa interpretato da Martin Sheen nella serie. Heitkamp (era senatrice in South Dakota) è il suo consigliere speciale; Jones il ministro della giustizia.
Mancano a War Game – oltre agli attori professionisti – la penna di Sorkin e i valori di produzione della Nbc. Ma questo bizzarro reality (perché a parte la premessa nulla è scritto) non è assolutamente privo di suspense, anzi. Lo spettacolo di professionisti del governo americano -provenienti da entrambi i partiti- alle prese con l’escalation dell’insurrezione risulta ipnotico, e non molto rassicurante. Rispetto al 6 gennaio 2021, tra le aggravanti il fatto che una parte della guardia nazionale che dovrebbe respingere l’assalto al Campidoglio, è stata infiltrata dall’Ordine di Colombo. Dati allarmanti in quel senso arrivano anche dal Pentagono.

Ancora più allarmante l’impotenza comunicativa del Governo legittimo contro lo tsunami di disinformazione che i «ribelli» interpretati da Goldsmith e Jones iniettano, in tempo reale, via social media. Il presidente non eletto tuona in televisione e un militare di alto rango annuncia che l’esercito è al suo servizio. Pietrificata dalla tempesta di falsa informazione, la situation room non ha un sistema o strategie di risposta. Intanto, dalle capitali di Arizona e Michigan, i governatori chiedono aiuto. Il disegno di questo gioco di guerra sta nel vedere se il presidente ricorrerà o meno all’insurrection act, che gli permette di usare l’esercito contro la popolazione civile (Bush lo invocò durante le riot di Rodney King). E da quel punto di vista, in un certo senso, nel reality di War Game la democrazia trionfa.

MA È PIÙ interessante e preoccupante quello che emerge tra le righe di questo spettacolo, che è anche lo specchio di un’élite animata di propositi condivisibili ma così isolata e remota rispetto al Paese che sta governando da essere stata resa inefficace. La Vet Voice Foundation – che lavora per aiutare la reintegrazione dei veterani nella società civile ha ideato la simulazione, poi filmate da Moss e Berger, per trarne un rapporto che presenterà al Pentagono in vista delle elezioni di quest’anno.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento