Freaky Tales, il nuovo lavoro di Anna Bowden e Ryan Fleck, presentato giovedì sera di fronte alla platea entusiasta dell’Eccles, dichiara i suoi ascendenti fin dall’inizio. Lost Boys, Ishtar, Radio Days e …sono i titoli dei film che appaiono sul marquee del Grand Lake Movie Palace, una sala storica di Oakland. Il tributo di Bowden/Fleck alla città operaia della Bay Area, culla delle Black Panther, del punk e del rap nordcaliforniani ma anche di movimenti skinheads; patria dei nemici storici dei Lakers, i Golden State Warriors, e spigolosa, multietnica, vicina dell’augusta, liberal, e bianchissima Berkeley si svolge nel 1987. Fleck, che è cresciuto lì, allora aveva 10 anni. Freschi del successo di Capitain Marvel, Bowden e Fleck, che avevano debuttato a Sundance nel 2006 con Half Nelson, fondono in questo ultimo lavoro lo spirito indie delle loro origini e il linguaggio effettato/affettato del Marvel Cinematic Universe. Ne esce un oggetto ibrido e affascinante, ricco di energia anche quando «sbaglia», che- oltre alle indicazioni di tendenza espresse dei film di sopra (il sovrannaturale per teen agers di The Lost Boys, l’aspirazione impossibile di Ishtar, la nostalgia di Radio Days e…) – omaggia direttamente altri classici dei ruggenti anni ottanta- L’ultimo drago, I guerrieri della notte, Il recuperatore, il cronenberghiano Scanners

PADRE SPIRITUALE dell’operazione è però indiscutibilmente Quentin Tarantino, il cui Pulp Fiction sembra il modello per questa «riscossa degli sfigati» (la parola inglese è underdog) divisa in quattro racconti, culminanti in un bagno di sangue a base di lame dall’Estremo Oriente. Il filo che unisce le quattro storie – in cui i personaggi si incrociano casualmente come in Short Cuts– è un misterioso raggio verde che da’ poteri speciali. In Strenght Is in the Numbers: Gilman Fights Back Tina (Ji-young Yoo ) e Lucid (Jack Champlain), che la ama silenziosamente, sono tra i frequentatori di un locale punk regolarmente preso di mira da feroci incursioni skinheads – fino a quando i nostri eroi non decidono di ribellarsi picchiando più forte. Un altro ritorno a Sundance anche il secondo film visto nella giornata d’aperture del festival. Si tratta del sequel/film specchio del vincitore di qualche anno fa, Boys State.
I Don’t Fight the Feeling, Barbie ( Dominique Thorne) e Entice (la cantante Normani), commesse in una gelateria, sfidano a un duello rap la star locale Too $hoort (il titolo del film viene da una delle sue canzoni), mortificando in modo molto divertente il sessismo sfrenato dell’hip hop di quegli anni. In Born to Mack, Padro Pascal è un fixer al suo ultimo «giorno di lavoro», che prevede la visita a un video store in cui una superstar hollywoodiana – nel momento più ‘post modern del film – lo sottopone a un quiz cinefilo.

PURTROPPO, un fantasma del passato manda all’aria i sogni di pensione di Clint, che si trova – come gli altri personaggi del film – in rotta di collisione con un «cattivo«. La leggendaria vittoria dei Warriors contro i Lakers e il suo autore, il cestista Sleepy Floyd (Jay Ellis, nel film), fa da sfondo all’ultimo episodio, The Legend of Sleepy Floyd, dove la star del basket si trasforma in un messianico vendicatore kung fu, che fa a pezzi la gang criminale comandata dal poliziotto corrotto Ben Mandelshon. Freaky Tales mischia generi, stili, formati di proiezione, un bellissimo cast ricco di immaginazione e ambizione con vorticosa libertà . Il risultato è più un esperimento di sovversione del formato Sundance usando le armi (anche economiche) del cinema dei supereroi che il postmodern originalissimo e ritmicamente preciso di Tarantino. Ma è una bella scrollata alle inibizioni per cominciare il festival.

È UN ALTRO ritorno a Sundance anche il secondo film visto nella giornata d’aperture del festival. Si tratta del sequel/film specchio del vincitore di qualche anno fa, Boys State. Targato Apple TV (la piattaforma aveva acquistato il film precedente), il documentario di Amanda McBain e Jesse Moss è ambientato sullo sfondo dell’annuale settimana sponsorizzata dalla American Legion, in cui gruppi di liceali in diversi stati vengono invitati a formare un governo su modello di quello americano. Come da titolo, questa volta si tratta di ragazze, invece che di maschi. Il luogo è un college in una zona rurale del Michigan, stato bianco e a maggioranza conservatrice. Al formato doc, si aggiungono tocchi di reality tv e del filone Heathers e Mean Girls. Il risultato dell’elezione teen ager che rispecchia quanto sta succedendo tra «i grandi».