Si alza il livello degli scandali politico-giudiziari in Sicilia. Dopo Fdi, che è inciampata sull’inchiesta a Palermo per voto di scambio politico-mafioso, che ha portato in carcere un esponente locale della prima ora, Mimmo Russo, è toccato ieri alla Lega di Salvini. Ma questa volta l’asticella è più alta. Corruzione aggravata l’accusa della Procura di Catania nei confronti di Luca Sammartino, vice presidente della Regione e socio di maggioranza del Carroccio nell’Isola, il politico più potente in termini di consenso.

Un fulmine a ciel sereno per Salvini a un mese e mezzo dal voto per le europee, con Sammartino impegnato per cercare di trainare la lista forte del suo bacino elettorale personale, che oscilla tra i 20 e i 30 mila voti, e del suo rapporto con Totò Cuffaro, col quale stava trattando un’intesa per intercettare i voti della Dc. Al politico la Dda contesta di avere messo in piedi, 5 anni fa, quando era deputato regionale dell’ala renziana del Pd, uno scambio di favori per ottenere voti per l’allora candidata a Bruxellese Caterina Chinnici, estranea all’inchiesta e ora in Fi (e candidata a Bruxelles), ma anche contatti con due carabinieri per acquisire informazioni riservate su eventuali indagini a suo carico e bonifiche tecniche nei locali della sua segreteria.

Sammartino, eletto con 21.011 preferenze due anni fa con la Lega, è stato sospeso da incarichi pubblici per un anno dal gip Carla Aurora Valenti. La giudice, pur sottolineando la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e che a suo carico pendono altri procedimenti in materia elettorale, non ha accolto la richiesta di arresti domiciliari. «Sono certo che emergerà la mia totale estraneità ai fatti» il commento di Sammartino, che si è dimesso da vice governatore e da assessore all’Agricoltura, quest’ultima delega assunta ad interim dal governatore Schifani che ha ribadito «piena fiducia nella magistratura». Rimane al momento in carica come deputato regionale perché l’elezione diretta non rientrerebbe nella fattispecie della pubblica funziona, ma lo scenario è aperto.

L’inchiesta riguarda presunte infiltrazioni mafiose di corruzione nel comune di Tremestieri Etneo il cui sindaco, Santi Rando, un poliziotto in aspettativa, è stato arrestato per scambio elettorale politico-mafioso. Dietro le sbarre, con la stessa accusa, anche Pietro Alfio Cosentino, ritenuto il referente del clan Santapaola-Ercolano a Tremestieri Etneo che si sarebbe «adoperato per garantire il rispetto di precisi accordi elettorali propedeutici all’elezione» di Rando. L’accusa a Sammartino, con un passato in Udc, Pd e Iv, è di avere favorito Ronsisvalle, proprietario di una farmacia a Tremestieri Etneo: si sarebbe impegnato nell’impedire l’apertura a un suo concorrente. In cambio avrebbe ottenuto l’appoggio elettorale per Caterina Chinnici. Spiegava che bisognava «dare un messaggio in Sicilia» perché «c’è un degrado culturale infinito» e «l’occasione può essere il voto per le europee», con il «sostegno a Chinnici».

Secondo il pentito Silvio Corra, Sammartino nel 2015 avrebbe incontrato una, due volte esponenti di spicco del clan Santapaola; 12 anni fa fu accusato di avere cercato voti all’interno della clinica Humanitas, dove la madre aveva un incarico di vertice. Tre anni fa invece fu rinviato a giudizio per corruzione elettorale: per i pm di Catania, durante la campagna elettorale delle regionali del 2017, avrebbe offerto posti di lavoro in cambio di voti.