La professoressa Susanna Terracini, scienziata di fama mondiale e direttrice del dipartimento di matematica dell’Università di Torino, è al centro della cronaca per il suo voto contrario alla mozione del senato accademico del suo ateneo che prevedeva la sospensione di un bando di ricerca con le accademie israeliane. Risponde al manifesto da Helsinki dove si trova per partecipare a un incontro della Società Matematica Europea.

Come va lì?
Non mi posso annoiare, anche qui ci sono i matematici ucraini che chiedono l’espulsione di quelli russi e io sto facendo battaglia.

Anche due anni fa, allo scoppio della guerra in Ucraina, aveva pubblicamente preso una posizione contro il boicottaggio degli scienziati russi ma non c’era stato questo clamore. Si è ritrovata nelle ricostruzioni della stampa?
Non sono abituata a questo turbine mediatico. Non mi stupiscono i titoli fuorvianti però ci tengo a specificare che non c’è stata nessuna irruzione dei collettivi: le riunioni del senato accademico avvengono in una sala la cui porta non è mai chiusa, chiunque può entrare. È successo più volte che gli studenti abbiamo portato le loro rimostranze. Anche lo scorso 19 marzo hanno fatto una dichiarazione e sono usciti subito in modo civile. C’è stata una normale interlocuzione nel rispetto delle diverse funzioni. E non c’è stata alcuna pressione da parte loro: tutti i colleghi, che stimo, hanno lavorato senza alcuna indicazione.

La mozione approvata dichiara «non opportuna la partecipazione al bando del Mae visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza». Perché ha votato contro?
Per principio sono contraria al blocco delle collaborazioni scientifiche in caso di conflitti. Le scienze hanno un afflato verso un valore universale che è la conoscenza disinteressata al di là di ogni frontiera. Nella comunità scientifica è più facile riconoscersi e comprendere le ragioni altrui.

L’UniTo ha spiegato che si tratta della sospensione di questo solo bando, che per numerosi esponenti della comunità accademica, oltre che per gli studenti, può essere usato per sviluppare tecnologie militari, ma che le collaborazioni con Israele rimangono intatte.
Smontiamo un luogo comune: non è vero che la ricerca scientifica abbia sempre un fine bellico e che gli scienziati siano acquiescenti. Dopodiché è chiaro che anche l’acqua, come qualunque cosa, può essere usata a fine bellico, come vediamo in questi giorni a Gaza. Se i temi del bando fossero stati sulla logica matematica o sulla paleontologia forse saremmo stati al 100% sicuri che la ricerca non sarebbe mai stata utilizzata come arma. Ma chiedo: lo sviluppo di una tecnologia immediatamente utilizzabile in guerra può passare per un bando aperto a tutti?

Avrebbe voluto che la faccenda si svolgesse diversamente?
Forse il senato accademico avrebbe dovuto pronunciarsi prima sulla questione, indipendentemente dagli studenti, ed estendere alle sedi opportune, come la presidenza del Consiglio, la richiesta forte per il cessate il fuoco, per gli aiuti umanitari e le trattative di pace. Non sono specialista della questione israelo-palestinese, sono una professoressa di matematica. C’è stato il 7 ottobre ma questo conflitto ha radici antiche e io vorrei fare una lotta contro i luoghi comuni velenosi che seminano odio e rendono ogni guerra irresolubile. Sarebbe stata utile un’azione del ministero a favore dell’ospitalità di colleghi e studenti palestinesi e israeliani.

In questo momento a Gaza non ci sono più le università, sono state rase al suolo.
L’uso della fame e della privazioni degli elementi fondamentali per la vita, come i medicinali, è aberrante. Perciò insisto nel dire che è dovere della comunità accademica non interrompere nessun canale di comunicazione e anzi trovarne altri: se si vuole costruire la pace bisogna tessere relazioni d’umanità anche quando il contesto è disumano. Gustavo Colonnetti, ex rettore del Politecnico, antifascista, mentre era in esilio nel campo profughi di Losanna creò una università per gli altri fuoriusciti dal regime. La storia dimostra che creare le condizioni perché si possa studiare e confrontarsi è necessario anche nelle situazioni più drammatiche.

Lei è parente di Umberto Terracini, comunista e padre della Costituzione.
È un lontano cugino, ne sono molto orgogliosa. Peccato non potergli chiedere lumi di questi tempi.