Von der Leyen da Zelensky, l’Europa aiuta ma Kiev chiede di più
Crisi Ucraina Decimo pacchetto di eurosanzioni contro Mosca, dopo la confisca di yacht e ville agli oligarchi
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Oggi a Kyiv un vertice tra la Ue e l’Ucraina, il primo per le autorità di Bruxelles in un paese in guerra, ieri l’incontro tra la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e una delegazione di una quindicina di commissari con Volodymyr Zelensky e il governo ucraino.
Oggi, il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel raggiunge a Kyiv von der Leyen e il capo della diplomazia europea, Josep Borrell. È la quarta volta che von der Leyen e Michel si recano in Ucraina dall’invasione russa. L’obiettivo della Ue è inviare un segnale politico e dare delle prospettive per il futuro. Ursula von der Leyen non è arrivata a mani vuote: ha affermato che per il 24 febbraio, a un anno dall’invasione, ci sarà il decimo “pacchetto” di sanzioni della Ue contro la Russia, mentre domenica prossima entra in vigore l’embargo sui prodotti petroliferi (“erodono l’economia russa” ha detto von der Leyen, a Mosca costano 160 milioni di euro al giorno). La Ue ha approvato ieri il settimo aiuto militare all’Ucraina, 500 milioni di euro e 45 milioni per missioni di formazione.
La delegazione della Ue ha voluto anche ricordare quello che gli europei hanno già fatto finora, senza però accogliere in pieno le richieste ucraine: qualche giorno fa, il primo ministro Denys Shmyhal ha affermato che l’Ucraina entrerà nella Ue nel giro di due anni. Nel testo di conclusione degli incontri redatto a Bruxelles non viene indicata nessuna data.
L’adesione non dovrebbe avvenire con una procedura accelerata, dopo aver bruciato i tempi per l’attribuzione dello statuto ufficiale di candidatura, richiesto da Kyiv subito dopo l’invasione russa e accettato da Bruxelles il 24 giugno scorso. Nell’attesa, la Ue propone all’Ucraina un’accelerazione dell’integrazione economica, la partecipazione progressiva al mercato unico, a cominciare dall’energia, dal roaming per la telefonia, dall’abolizione dei dazi sull’export di prodotti industriali verso il blocco.
Finora i finanziamenti della Ue all’Ucraina sono arrivati a 60 miliardi (12 per gli aiuti militari), ma questo non risponde alla domanda di Zelensky di alzare da 1,5 a 2 miliardi al mese l’impegno finanziario di Bruxelles per i prossimi mesi. La Ue ha accolto 4,5-5 milioni di profughi ucraini. Attraverso un “corridoio di solidarietà” organizzato dalla Ue, l’Ucraina ha potuto esportare 23 milioni di tonnellate di prodotti agricoli. È stato aperto un Centro internazionale di indagini sui crimini di guerra della Russia, una prima tappa verso la costituzione di un tribunale speciale, a cui accanto all’Ucraina partecipano la Polonia, i Baltici, la Romania e la Slovacchia. A breve gli Usa dovrebbero entrare nel gruppo investigativo.
Per l’adesione dell’Ucraina alla Ue la strada passa per il rispetto di 7 “raccomandazioni” di riforme, a cominciare dalla lotta alla corruzione e al rispetto dello stato di diritto. Alla vigilia dell’arrivo della delegazione Ue, ci sono state perquisizioni e azioni contro la corruzione a Kyiv. “Sono rassicurata di vedere l’organizzazione anti-corruzione”, ha commentato von der Leyen (l’Ucraina è al 122esimo posto su 180 paesi nella classifica sulla corruzione di Transparency International, era al 144esimo nel 2013). Inoltre, le “raccomandazioni” riguardano la libertà di stampa, i diritti delle minoranze, l’indipendenza della giustizia. La Ue esaminerà ad aprile e a ottobre la situazione sulle “raccomandazioni” e solo in seguito potranno essere prese eventuali decisioni sul processo di adesione. La Ue deve comunque tener conto dei tempi lunghi dei processi di integrazione (i paesi dei Balcani occidentali e la Moldavia sono in questo percorso e non accetterebbero volentieri di essere by-passati da Kyiv).
Oggi, la Ue si impegna a non abbandonare l’Ucraina. In prospettiva, c’è la ricostruzione. Con una direttiva del dicembre scorso, la Ue ha permesso la confisca di beni di ricchi russi (ville, yacht eccetera), ma i sequestri valgono qualche decina di milioni di euro. Nessun passo avanti, invece, sulla possibilità di un sequestro degli attivi esteri della Banca centrale russa, 300 miliardi di cui 200 in Europa.
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