Von der Leyen a Tel Aviv. Blinken incontra Abbas
Senza ritorno Riyadh congela la normalizzazione con Israele. Il presidente dell’Anp: «Contro il trasferimento forzato dalla Striscia di Gaza»
Senza ritorno Riyadh congela la normalizzazione con Israele. Il presidente dell’Anp: «Contro il trasferimento forzato dalla Striscia di Gaza»
«Ho ricevuto apprezzamento per il ruolo dell’Italia» ha detto con un certo desiderio di protagonismo Antonio Tajani da Tel Aviv, dove lo hanno accolto ieri il suo omologo Eli Cohen e il presidente Isaac Herzog, e da dove poi è volato ad Amman per incontrare il re giordano. E dove le sue parole non sono state per il resto molto diverse da quelle dei leader occidentali che in questi giorni affollano Israele: sostegno al Paese attaccato da Hamas e timide richieste di moderazione nella risposta – bisogna fare in modo che «la popolazione civile che non c’entra con Hamas non paghi».
DEI TRE ITALIANI scomparsi ha poi detto a Cinque minuti di Rai1 che «Dalle notizie che abbiamo gli ostaggi sarebbero stati divisi fra Hamas e le altre fazioni, quindi è anche difficile sapere dove si trovano. Non so se i servizi segreti israeliani abbiano notizie certe».
Il primo ministro Netanyahu nel frattempo incontrava la presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen per una conferenza stampa congiunta a Tel Aviv, dopo che quest’ultima insieme alla presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola aveva visitato il kibbutz di Kfar Azza martoriato da Hamas. Gli orrori di cui è stata testimone erano al centro del discorso di von der Leyen, che rispetto a Blinken il giorno precedente si è trovata dentro una scenografia molto diversa: non i due leggii da cui parlavano il segretario di Stato Usa e il premier israeliano ma un solo leggìo al quale si appoggiava Netanyahu invadendo il suo spazio personale ed annuendo alle sue parole come se dovesse ripetere una lezione, incarnare un ruolo da madre addolorata. Per poi smettere di annuire solo quando von der Leyen – l’unica sinora a portare a Tel Aviv un discorso più articolato che affrontava anche l’ascesa dell’antisemitismo in Europa e «la proliferazione di violenza e fake news sui social network» – ha parlato delle «legittime aspirazioni del popolo palestinese» che nulla «hanno a che fare con gli atti di Hamas». «Anche i palestinesi innocenti sono minacciati».
LA CRISI UMANITARIA a Gaza è stata naturalmente il fulcro degli incontri di Blinken, che ieri ha continuato il suo viaggio in Giordania e Qatar. Ad Amman ha incontrato il re Abdullah II e il presidente dell’Anp Abu Mazen, che hanno entrambi sottolineato la necessità di «corridoi umanitari» con cui consentire l’accesso a Gaza di «soccorsi medici e di beni di prima necessità» per «evitare un disastro umanitario». «Rifiuto – ha aggiunto Abu Mazen – il trasferimento forzato» dei palestinesi da Gaza. «Porterebbe a una nuova Nakba».
Arrivato in Qatar, il segretario di Stato Usa ha detto di stare lavorando con gli alleati per il rilascio degli ostaggi. Inoltre, «continuiamo a discutere con Israele l’importanza di adottare ogni precauzione possibile per evitare di danneggiare i civili. Siamo consapevoli che tante famiglie palestinesi a Gaza stanno soffrendo senza colpa, e che civili palestinesi sono morti». Nonostante gli Usa accusino l’Iran di complicità con Hamas, inoltre, lo sceicco Mohammed Bin Abdulrahman al-Thani ha affermato durante la conferenza congiunta che intende onorare l’accordo preso con Teheran e Washington per il recente scambio di prigionieri fra i due paesi, e scongelare 6 miliardi di dollari di fondi iraniani.
Fra le prossime tappe di Blinken c’è Riyadh, che ieri – secondo fonti citate da Reuters – avrebbe deciso di «congelare» l’accordo di normalizzazione dei rapporti con Israele.
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