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Visti facili ai russi, Orbán bacchettato da Ue e Usa

Visti facili ai russi, Orbán bacchettato da Ue e UsaVictor Orban foto Ap

Ue I liberali di Renew chiedono di sospendere Budapest da Schengen

Pubblicato 8 giorni faEdizione del 19 settembre 2024

L’Ungheria potrebbe venire sospesa da Schengen. Il paese che fino al 31 dicembre prossimo ricopre la presidenza semestrale del Consiglio Ue non rispetta le regole di sicurezza comuni: l’accusa è stata portata ieri alla plenaria del Parlamento europeo dal gruppo liberale Renew.

Viktor Orbán, dopo la visita a Mosca del luglio scorso che ha suscitato indignazione in Europa, ha aperto ai cittadini russi e bielorussi la possibilità di ottenere in Ungheria la National Card, che permette la libera circolazione nello spazio Schengen. «Orban sceglie Putin rispetto ai partner europei – ha accusato ieri l’europarlamentare di Renew, Fabienne Keller -, apre le porte a un potenziale spionaggio». C’è la richiesta alla Commissione perché intervenga. La Ue ha sospeso la concessione facile dei visti per i cittadini russi e bielorussi nel 2022, dopo l’aggressione all’Ucraina.

L’Ungheria continua a importare gas russo, malgrado l’embargo deciso dalla Ue. Inoltre, resta in atto la collaborazione con Rosatom sulla produzione di energia nucleare: nel 2014 era stato firmato un accordo con la società russa per la costruzione di due reattori in Ungheria e oggi parte dei visti concessi sono destinati a tecnici russi e bielorussi del settore.
Ieri, forti critiche al regime di Orban sono state espresse anche dall’ambasciatore Usa, David Pressman, al Budapest Forum, che ha accusato il primo ministro ungherese di essersi allineato con Putin contro l’Occidente.

Nella prossima Commissione europea c’è un nuovo portafoglio, la Difesa, che è stato affidato al lituano Kubilius (Ppe), a cui la presidente Ursula von der Leyen ha chiesto di fornire entro cento giorni un rapporto sul sistema di difesa europeo. La difesa, però, resta di competenza nazionale, le decisioni su questo fronte devono essere prese all’unanimità (quindi con diritto di veto da parte di ogni paese membro).

Ursula von der Leyen aveva avvertito che l’Europa avrà bisogno di investimenti per 500 miliardi nei prossimi dieci anni per arrivare a un sistema efficiente. Molti paesi stanno aumentando le spese militari. Ieri, la Svezia – che la guerra in Ucraina ha spinto ad abbandonare di recente la neutralità per entrare nella Nato – ha annunciato un aumento della spesa militare per il 2025 al 2,4% del pil, cioè al di sopra del minimo richiesto dall’Alleanza atlantica (2%). I Baltici e la Polonia, che sono stati citati da Putin come possibili bersagli e temono un’aggressione, sono i paesi che guidano questa escalation militare dettata dalla paura.

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