Italia

Viaggio nelle carceri per mostrare i danni del proibizionismo

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Radicali Italiani Un esercito di 110 militanti sguinzagliati in 35 istituti penitenziari da ieri fino al 20 ottobre

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 10 ottobre 2017

Da ieri c’è un esercito di militanti radicali che gira per le carceri del Paese. Sono partiti dalla Sicilia, i 110 esponenti dell’associazione Radicali italiani che fino al 20 ottobre risaliranno la penisola visitando 35 istituti, da Sciacca a Imperia, e portando dentro le mura penitenziarie anche parlamentari, tra cui Gennaro Migliore (sottosegretario alla Giustizia), Alberto Orellana, Luciano Uras, Mara Mucci, Massimo Cassano, e sindaci come quello di Pavia Massimo Depaoli e di Cagliari Massimo Zedda.

Negli ultimi anni, dopo la condanna Cedu del 2013, il ministro Orlando si è prodigato molto per migliorare le condizioni di vita dei detenuti e per rendere più efficiente il sistema giudiziario. Ma non è bastato per rimuovere quella che i dirigenti di Radicali italiani, Riccardo Magi, Michele Capano e Antonella Soldo, descrivono come «una grave violazione della legalità costituzionale, come da sempre denunciato da Marco Pannella e dai Radicali, che mina le fondamenta stesse dello Stato di diritto».

Da lunedì 16 ottobre anche Rita Bernardini, della direzione del Partito Radicale, riprenderà lo sciopero della fame «insieme a tutti i detenuti, familiari e cittadini a piede libero che vorranno esserci», come scrive in un post su Fb.

Nelle carceri italiane infatti il «tasso medio di sovraffollamento è del 114% e in strutture come quelle di Lodi, Larino, Chieti, Como, Brescia Caton Mombello tocca o sfiora il 200%», riferisce Magi. Popolazione reclusa formata per il 34% da stranieri con picchi di oltre il 70%, e per un terzo da persone che scontano pene per reati di droga e che nella grande maggioranza sono tossicodipendenti.

«Una forte riforma antiproibizionista, come quella che proponiamo – spiegano i Radicali italiani – eviterebbe anche tantissimi procedimenti che oggi ingolfano la macchina giudiziaria e colpiscono anche giovani e giovanissimi».

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