La campagna pubblicitaria dell’azienda sanitaria veneziana
La campagna pubblicitaria dell’azienda sanitaria veneziana – Lucio Schiavon
Italia

Venezia non è morta, ma ha bisogno di dottori

Salute «Venezia è bella, ma non ci vivrei»: l’abusato, e ingannevole, luogo comune ha una variante in camice bianco, stante la carenza cittadina soprattutto di medici di base dovuta alla difficoltà […]
Pubblicato più di un anno faEdizione del 9 luglio 2023

«Venezia è bella, ma non ci vivrei»: l’abusato, e ingannevole, luogo comune ha una variante in camice bianco, stante la carenza cittadina soprattutto di medici di base dovuta alla difficoltà di trovarne di disponibili.

Per provare a rimediare, l’Ulss della Serenissima (si chiama proprio così, Ulss n. 3 Serenissima) ha lanciato una campagna «nazionale e internazionale» di reclutamento, supportata dalla garanzia di alcuni benefits, come un’abitazione (almeno per i primi tempi), una sede ambulatoriale e la prospettiva, stante il ridotto numero di colleghi, di raggiungere in fretta il numero massimo di pazienti, 1500, e dunque anche il massimo di stipendio.

In realtà, anche altri fattori tendono a ridurre – in generale, non solo a Venezia – il numero dei medici disponibili, come l’errata programmazione della formazione, con il numero chiuso che restringe gli accessi universitari e, almeno in Veneto, con lo snaturamento della figura del medico di base, che in questi anni è stato gravato di incombenze burocratiche oltre che incentivato a “risparmiare” sulle prestazioni, sulle analisi specialistiche e sugli esami approfonditi da prescrivere e premiato nella misura in cui le riduce, così limitandone, se non appunto snaturandone, il ruolo (come non ricordare l’irridente e rivelatrice battuta del ministro leghista Giorgetti: «Ma chi è che va ancora dal medico di famiglia?»).

Quindi, il tema è più ampio. Certamente, però, in alcune aree si sommano fattori specifici, come a Venezia appunto.

«Dottore, dottoressa, la città più bella del mondo ti aspetta»: questo lo slogan della campagna, che punta a valorizzare gli aspetti attraenti dell’esperienza di vivere e lavorare a Venezia, abbattendo ostacoli come la difficoltà di trovare casa e sede di lavoro. Con modalità analoghe da tempo ci prova già il tribunale, afflitto dalla stessa carenza di dipendenti, con esiti incerti.

Forse l’azienda sociosanitaria (con l’ausilio del Comune) può avere risultati migliori. Un recente esperimento, da cui la campagna prende spunto, ha consentito di attirare nel popolare sestiere di Castello, rimasto sguarnito, un medico prima operante a Como. Così ora si rilancia.

«Dottore, dottoressa, la città più bella del mondo ti aspetta»: questo lo slogan della campagna

Oggi nella città insulare operano 45 medici di base, in genere con un’età media elevata e, dunque, con il rischio che in un prossimo futuro si creino altri vuoti. I primi alle viste sarebbero a Castello, a San Marco e alla Giudecca, ma entro il 2025 il problema sarebbe generalizzato.

In realtà, si tratta di un aspetto di una questione veneziana più ampia, cioè la perdita di funzioni essenziali, a cominciare dalle insidie che la sanità pubblica subisce dalle politiche di ridimensionamento o chiusura dei servizi e di strisciante, e a volte incalzante, privatizzazione, contro cui resiste una vasta rete di base, con gruppi molto attivi come il Movimento di difesa della sanità pubblica veneziana.

Si tratta certo di un aspetto legato alla crisi demografica, anche se, pur nel suo drammatico acuirsi, la città d’acqua, isole comprese, ha oggi circa 80 mila abitanti (come l’intero comune di Treviso e oltre due volte quello di Belluno) e, dunque, è tutt’altro che «morta» (pensarla già tale, come spesso avviene, è un modo per accompagnarla più in fretta alla fine, dandola per persa, dal punto di vista sociodemografico, e di favorirne i predatori, a cominciare dagli squali dell’overtourism).

Dunque, difendere i servizi fondamentali esistenti e richiederne di nuovi, tutti quelli necessari, è parte del difficile ma ineludibile sforzo di rilancio della sua qualità sociale, economica e demografica.

La campagna dell’Ulss si giova dei disegni di Lucio Schiavon, grande illustratore e graphic designer veneziano, premiato più volte a livello interazionale (autore di splendidi libri illustrati, tra cui El mostro, Nuages editore, testi di Barbara Monti, che racconta la storia di Gabriele Bortolozzo, l’operaio che denunciò le morti da cvm al petrolchimico di Marghera).

Anche queste immagini bellissime per la campagna dell’Ulss, in queste sere proiettate suggestivamente sulla facciata dell’Ospedale Civile Ss. Giovanni e Paolo, restituiscono un’idea vitale, colorata, non rassegnata della città, neppure di fronte ai “mostri” odierni delle privatizzazioni, dei tagli alla spesa pubblica, della speculazione.

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