Buttate fuori dalla porta, le grandi navi da crociera provano a rientrare dalla finestra e il popolo dei No Navi torna a manifestare come si può manifestare solo a Venezia: in barca. La giornata non comincia bene. Piove a dirotto per tutta la mattina. Già un mesa fa l’iniziativa era stata rinviata per il maltempo. Il primo gruppo di attiviste e attivisti – qualche centinaio di persone – si dà appuntamento a mezzogiorno alle Zattere, storica “casa” del comitato, punto di partenza di tante manifestazioni per terra e per acqua. La gente arriva alla spicciolata con l’ombrello in mano.

«CI SONO VOLUTI dieci anni di lotta per ottenere nel 2021 che le grandi navi da crociera non transitassero più a far danni davanti a San Marco – spiega Ruggero Tallon, portavoce del comitato -. E senza navi, non mi pare che la città abbia sofferto per la mancanza di turisti, considerato che stiamo letteralmente soffocando e che, per studenti e giovani coppie, trovare una casa è una impresa impossibile: ci sono più locazioni B&B che appartamenti. Ora però chi vuole il male di Venezia, dal Comune alla Regione, dall’autorità portuale al Governo, vuole riportare dentro le navi. Anche a prescindere dall’inquinamento e dai danni a quel che rimane dell’ecosistema lagunare, ciò significa un milione e mezzo di turisti in più all’anno. Mi pare proprio che non ne abbiamo bisogno. E poi impongono il ticket di ingresso con l’obiettivo di ‘fermare i flussi’. Ridicolo!».

Verso l’una il sole splende sulla laguna. In fondamenta delle Zattere approdano una ventina di barche, per lo più tradizionali a remi con un piccolo fuoribordo. Gli attivisti si imbarcano verso Fusina, a ridosso di Marghera, dove li attende dietro a lunghi striscioni il presidio organizzato dagli attivisti di terraferma.

UN CORTEO ACQUEO coloratissimo, quello che sfila sotto le bandiere No Navi verso la gronda lagunare. Artisti della Biennale d’Arte hanno dato il loro contributo realizzando grandi pupazzi in cartapesta a forma di polpi e di pesci, uno dei quali lungo 15 metri, e dipinto decine e decine di maschere con musi di animali lagunari arrabbiati che gli attivisti indossano come ad una festa di carnevale.

L’OBIETTIVO del corteo era quello di bloccare il transito di una grande nave, previsto per le 16, ma la capitaneria ha giocato d’anticipo e la crociera è partita due ore prima. Interdetto per legge il Bacino di San Marco, la Msc Crociere ha spostato il suo approdo sulla banchine di Fusina per far uscire le sue navi da un’altra bocca di porto lagunare, quella di Malamocco, percorrendo il canale dei Petroli.

Una soluzione decisamente provvisoria, come stabilisce lo stesso decreto Draghi che ha allontanato le navi da San Marco, ma una soluzione che le compagnie crocieristiche vorrebbero fa diventare definitiva con la realizzazione di un grande porto turistico su misura a Marghera e lo scavo e l’allargamento dei canali lagunari per poterci far transitare navi di stazza ancora superiore alle attuali.

Senza contare che lo scavo di un altro canale, il Vittorio Emanuele, potrebbe riportare le grandi navi addirittura dentro la Stazione marittima di Venezia. Esattamente da dove, dopo dieci anni di lotte per terra e per mare, il popolo dei No Navi era riuscito a scacciarle. E questa volta a entrare in laguna non sarebbero più solo le grandi navi, ma la mega crocieristica, il gigantismo navale di ultimo livello, che si sta ritagliando spazi in tutti i mari del mondo puntando su offerte di vacanza low cost. Un progetto fortemente appoggiato dall’Autorità Portuale e dalle attuali amministrazioni di destra in Comune e in Regione.

«LO SCAVO di questi canali non implicherebbe solo la devastazione definitiva della nostra laguna ma anche un inquinamento senza precedenti, sia nell’atmosfera che nell’acqua, considerando che in queste zone sono state interrate tonnellate di fanghi tossici. – spiega Marta Sottoriva, portavoce del Comitato – Inoltre, come hanno sottolineato anche molti studi tecnici, c’è il pericolo che queste enormi navi in transito lungo un canale comunque sottodimensionato, in caso di maltempo improvviso e di vento forte, scarroccino sino a cozzare contro gli impianti dell’area industriale di Marghera».

Arrivato davanti a Fusina, il corteo ha trovato una flotta di motoscafi della polizia a far muro. Ne è nato qualche tafferuglio navale con scambi di spruzzate d’acqua ma alla fine il corteo è riuscito a ricongiungersi col presidio di terraferma al grido di «Fuori le navi dalla laguna». Quelle navi che buttate fuori dalla porta, spingono per rientrare dalla finestra. Più grandi, più inquinanti, più pericolose di prima.