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Venezia 80, ritorno al futuro con l’Italia in primo piano

Venezia 80, ritorno al futuro con l’Italia in primo piano«Ferrari» di Michael Mann

Cinema Svelato il programma della Mostra, attesi Mann, Fincher, Hamaguchi, Wiseman e Garrone

Pubblicato più di un anno faEdizione del 26 luglio 2023

«L’ultima settimana è stata turbolenta, non è stato semplice modificare un programma già chiuso, ma l’impatto dello sciopero, le cui ragioni sono per lo più condivisibili, sarà molto modesto sulla Mostra». Con queste parole ieri Alberto Barbera ha aperto la conferenza stampa con cui ha presentato i film selezionati all’80a Mostra del cinema di Venezia, in programma dal 30 agosto al 9 settembre. Secondo il direttore artistico, l’unico film cancellato a causa della mobilitazione di sceneggiatori e attori negli Usa è The Challenger di Luca Guadagnino, a cui sarebbe stata riservata l’apertura della manifestazione. Mancherà qualche star, viene fatto il nome di Emma Stone, ma l’auspicio di Barbera è che attori e attrici delle produzioni indipendenti, non legate ai grandi studios, potranno essere a Venezia per promuovere i film. «Non sarà una Mostra autarchica», chiosa Barbera, anche se sei film italiani nella competizione principale sono un numero considerevole.

«Evil does not exist» di Hamaguchi

«IL COMANDANTE» di Edoardo De Angelis inaugurerà il festival al posto di Guadagnino – protagonista Pierfrancesco Favino nei panni dell’ufficiale di marina siciliano Salvatore Todaro durante la Seconda guerra mondiale. In concorso c’è poi, come ampiamente anticipato, Io capitano di Matteo Garrone (sarà nelle sale dal 7 settembre), viaggio di due giovani africani verso l’Europa, un’Odissea contemporanea sull’inferno di chi vive la migrazione tra centri di detenzione in Libia e pericoli del mare. Stefano Sollima (Adagio) e Pietro Castellitto (Enea) racconteranno, da prospettive diverse, una Roma oscura e malavitosa – lo stesso fa, in Orizzonti, Alain Parroni con la sua opera prima – e sempre nella capitale, ma negli anni ’50, è ambientato anche il film di Saverio Costanzo, Finalmente l’alba, dove una «popolana» scopre l’ambiente sfavillante ma crudele di Cinecittà. Chiude il sestetto Lubo di Giorgio Diritti, con Franz Rogowsky, incentrato sulla storia vera di un gitano omosessuale nella Svizzera degli anni ’30.

Tra i 23 titoli in competizione gli statunitensi spiccano con David Fincher e Michael Mann. Il primo – a Venezia nel ’99 con Fight club – torna, dopo Mank, con un’altra produzione Netflix, The Killer. Protagonista Micheal Fassbender, nel cast anche Tilda Swinton. Tratto da una graphic novel francese, lo stesso regista l’ha definito «un noir brutale, elegante e sanguinario». Mann si è invece addentrato nella storia italiana con Ferrari, film desiderato da lungo tempo e dedicato al fondatore della celebre casa automobilistica (interpretato da Adam Driver) e alla sua crisi con la moglie (Penelope Cruz). Una vera sorpresa poi la presenza di Ryusuke Hamaguchi, dopo l’Oscar internazionale per Drive my car il regista giapponese presenterà Evil does not exist, in cui una società vuole costruire un camping di lusso in campagna, ma trova la fiera opposizione della popolazione locale. Sicuramente uno dei titoli che desta più curiosità, a cui si aggiunge La bête di Betrand Bonello. Con Lea Seydoux e George MacKay, il film racconta un futuro in cui provare emozioni sarà una minaccia, e ci si rivolgerà all’intelligenza artificiale per provare a risolvere la situazione.

«Io capitano» di Garrone

SARÀ ancora Stati uniti con il ritorno di Sofia Coppola – una delle quattro registe donne in concorso, non sarà certo un’edizione ricordata per la parità di genere – il suo Priscilla, una coproduzione italiana, è dedicato alla moglie di Elvis Presley. Legato alla musica anche il secondo film che vede Bradley Cooper alla regia, Maestro (targato Netflix) in cui lo stesso Cooper interpreta il celebre compositore e direttore d’orchestra Leonard Bernstein. L’afroamericana Ava DuVernay affronterà invece il tema del razzismo legato alla (in)giustizia sociale secondo gli spunti offerti dal saggio di Isabel Wilkerson in Origin.

ALTRI NOMI noti in concorso, già anticipati dai rumors, Yorgos Lanthimos e Pablo Larrain (su un vampiro-Pinochet mai veramente sepolto dal Cile). Due i film polacchi in selezione, The green border di Agnieszka Holland e Woman of di Małgorzata Szumowska e Michał Englert. Entrambi, afferma Barbera, non piaceranno al governo di ultradestra tra una visione sull’immigrazione respinta ai confini bielorussi e una storia di transessualità.
Altri titoli da non perdere si trovano poi fuori concorso, su tutti il nuovo documentario di Frederick Wiseman, Menu Plaisirs – Les troisgros, viaggio dietro le quinte di un ristorante stellato francese. Troviamo qui anche Fronte a Guernica, il nuovo film di Gianikian – che ha deciso di firmarlo con la compagnia di vita e di cinema, scomparsa anni fa, Ricci Lucchi – commissionato dal museo Reina Sofia di Madrid per accompagnare l’opera di Picasso. C’è poi l’ultima performance di Sakamoto filmata dal figlio, e nell’ambito di finzione due nomi di peso come Woody Allen e Roman Polanski (rispettivamente con Coup de chance e The Palace). Insieme a Luc Besson (in concorso) e Luca Barbareschi (che firma, fuori competizione, una versione cinematografica di The Penitent del drammaturgo David Mamet) formano un quartetto di registi «scomodi» – per le accuse di abusi e violenze mosse nei loro confronti – che la Mostra ha però deciso di accogliere senza sembrarne particolarmente toccata. Ancora fuori competizione sono da segnalare William Friedkin – con un nuovo adattamento de L’ammutinamento del Caine – Richard Linklater, Cédric Kahn e Harmony Korine, che presenta quella che Barbera definisce «un’opera d’arte contemporanea».

Forse il manifesto di quest’anno, firmato da Lorenzo Mattotti, ha colto un aspetto dell’80a Mostra del cinema di Venezia: avanti verso il futuro, ma con un tocco vintage, come la macchina su cui viaggiano i due protagonisti dell’illustrazione. II futuro incerto delle realtà culturali italiane – determinato dal clima politico e da un cambio ai vertici che si fa sempre più pressante – non sembra incoraggiare scommesse e narrazioni eccentriche, almeno nelle vetrine principali. Per la ricerca sarà meglio guardare nelle sezioni minori, e tra i numerosi titoli di Orizzonti c’è anche Tsukamoto, con un film sulle dolorose conseguenze della guerra.

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