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Venerdì della rabbia, 14 palestinesi ammazzati da coloni e militari

Venerdì della rabbia, 14 palestinesi ammazzati da coloni e militariProtesta a Nablus – Ap/Ayman Nobani

Senza ritorno Proteste in Cisgiordania e a Gerusalemme, tra le vittime un bimbo di 13 anni e un ragazzo di 17. I coloni attaccano le comunità. E il ministro Ben Gvir gli consegna 26mila fucili

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 14 ottobre 2023

Era stato già ribattezzato il venerdì della rabbia, il giorno in cui il resto dei Territori occupati palestinesi avrebbe reagito all’offensiva militare israeliana su Gaza. La rabbia c’è, è enorme, chiusa nelle comunità della Cisgiordania da giorni in totale lockdown militare.

Alla vigilia, giovedì notte, il ministro della sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, esponente dell’ultradestra israeliana, si è fatto filmare mentre distribuiva a gruppi di coloni i fucili che gli aveva promesso. Una distribuzione giunta dopo l’approvazione del suo governo: 26mila fucili destinati ai coloni in Cisgiordania e a civili dentro Israele.

I COLONI, già pesantemente armati, non hanno esitato a usarli subito: a Hebron hanno sparato da distanza ravvicinata a gruppi di fedeli palestinesi dopo la preghiera del venerdì, poi hanno sparato nel villaggio di at-Tuwani, a Masafer Yatta, nel sud della Cisgiordania, dove hanno ucciso un giovane palestinese.

La denuncia arriva dal gruppo israeliano per i diritti umani, specializzato nel monitoraggio delle violenze dei coloni: «Nelle strade principali della Cisgiordania, l’esercito permette il transito solo ai coloni israeliani», scrive su X aggiungendo una lista di foto di auto e tende palestinesi date alle fiamme, alberi di ulivo sradicati, contadini e pastori feriti da sassi e bastoni. I quattordici palestinesi ammazzati ieri si aggiungono agli oltre trenta accumulati nei giorni scorsi tra Cisgiordania e Gerusalemme.

Il bilancio, da sabato scorso, è di 49 vittime, di cui cinque dei coloni. Nove ne sono morti in appena due ore, ieri pomeriggio, colpiti dall’esercito israeliano. Tra loro anche un bambino di 14 anni, ucciso a Beit Furik, vicino Nablus. In serata il 17enne Mohammed Mistafa è stato ucciso nel quartiere gerusalemita di Issawiya.

È stata la risposta alle proteste del venerdì della rabbia, che ha visto – nonostante le chiusure – tanti palestinesi tentare di marciare verso i checkpoint che dividono la Cisgiordania da Gerusalemme.

CENTINAIA i feriti, tra Tulkarem, Hebron, Nablus, Jenin. A Ramallah i giovani che lanciavano pietre sono stati affrontati dall’esercito con i gas lacrimogeni. A Gerusalemme qui la polizia – a piedi e a cavallo – ha picchiato palestinesi in Città Vecchia e nei dintorni della Spianata delle Moschee e nel quartiere di Wadi al-Joz ha lanciato gas lacrimogeni a fedeli diretti alla Moschea di al-Aqsa.

A impedire l’ingresso nel terzo luogo sacro dell’islam – oltre alla polizia, presente con oltre 2.500 agenti – è stato il gruppo estremista ebraico Temple Mount Movement. Intanto, denunciano attivisti per i diritti umani, continuano nel silenzio gli arresti casa per casa di giovani palestinesi cittadini di Israele.

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